A Rzeszow, dove si preparano i militari Usa
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 2 min
Nell'aeroporto più a est della Polonia arrivano armi e aiuti

RZESZOW, 13 MAR - Un papà prende in braccio la figlia piccola per aiutarla a guardare l'aereo in fase di decollo. Il rombo dei motori è assordante, lei alza le mani e sorride accompagnando con gli occhi quel grosso velivolo dalla terra al cielo. A separarli solo una recinzione e il filo spinato che costeggia l'intero aeroporto di Rzeszow, quello più a est di tutta la Polonia, che da due settimane si è trasformato nell'hub di raccolta internazionale di aiuti e armamenti da inviare alla vicina Ucraina. La bimba non può sapere che la notte scorsa, a meno di due ore di macchina da lì, sono piovuti i missili russi che hanno ucciso almeno 35 persone. Da due settimane quello che fino a qualche tempo fa era un aeroporto commerciale ha completamente cambiato faccia. Lungo le vie che disegnano il perimetro dello scalo si alternano camion e veicoli militari. Al di là dello stradone che porta il nome del vicino villaggio, Jasonka, ci sono le truppe americane. A dominare è il silenzio. Si parla poco, ci si scruta tanto. I profili spigolosi dei tank verde scuro oscurano l'eleganza dell'avveniristico centro congressi G2A Arena. L'impianto, ora circondato da pannelli di metallo che limitano sguardi indiscreti, ospita parte dei militari inviati dagli Stati Uniti in seguito all'invasione russa in terra ucraina. La città di Rzeszow, celebre più per la sua squadra di pallavolo che per l'aeroporto, si è rimboccata le maniche per ospitare le migliaia di profughi che hanno lasciato l'Ucraina. L'aria è gelida e per strada c'è ancora qualche chiazza di neve ghiacciata, che proprio non vuol sapere di sciogliersi. Gli hotel sono tutti pieni e l'aeroporto ha quasi dimenticato le facce dei passeggeri civili. Sulla pista ci sono solo mimetiche e gli aerei hanno tutti, o quasi, le iniziali di qualche reparto di aviazione. Oggi sono tornati a casa due velivoli della Royal Canadian Air Force, dopo che qualche giorno fa il premier Justin Trudeau aveva fatto visita alla Polonia per esprimere la sua vicinanza. In pochi hanno voglia di conversare e molti meno conoscono l'inglese. Sul prato accanto alla pista di atterraggio si assiepano, minuto dopo minuto, famiglie e coppie per godersi il volo degli aerei. Una ragazza, che insieme al papà e alla sorellina stava aspettando l'arrivo dell'ennesimo volo, racconta di come sono cambiate le cose in un paio di settimane. Un giornalista di Varsavia immortala con il teleobiettivo il decollo dell'aereo militare canadese. "Non abbiamo paura", dice parlando dei bombardamenti della notte scorsa. "Se Putin decidesse scelleratamente di attaccare la Polonia - aggiunge -, allora la Russia non esisterebbe più". La sensazione comune di chi, più di ogni altro, si trova a pochi chilometri dalla guerra è quella di avere il sostegno non solo europeo ma internazionale contro quello che non esitano a definire "uno spietato dittatore". Il sole sta tramontando, ancora qualche minuto per scattare la foto perfetta. Poi il reporter mette via treppiedi e teleobiettivo, destinazione Cracovia. Per raccontare il dramma di chi il rombo degli aerei non riesce proprio a dimenticarlo.
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