Accordo sul Recovery
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
UNA GOVERNANCE SU TRE LIVELLI. RESTA IL NODO DEGLI APPALTI

di Silvia Gasparetto
ROMA. Una governance su tre livelli, con il premier Mario Draghi a capo di una cabina di regia politica a “geometrie variabili”, che coinvolgerà di volta in volta i ministri interessati, una segreteria tecnica sempre pronta a dare il suo supporto e un tavolo permanente di confronto con parti sociali ed enti locali. Il governo trova l’intesa sullo schema per la gestione del Recovery Plan, che sarà tradotta in un decreto legge entro la settimana, con l’idea di approvare insieme anche le semplificazioni per garantire la realizzazione dei progetti nei tempi concordati con Bruxelles. Ma proprio sulle regole per velocizzare i lavori di giorno in giorno sale il pressing dei sindacati - che saranno in piazza in 6 città il 26 maggio per chiedere di fermare le stragi sui cantieri e far rispettare le norme sulla sicurezza sul lavoro - e si moltiplicano i distinguo nella maggioranza. Tanto che al ritorno del premier dal Consiglio europeo straordinario servirà un nuovo vertice politico, dopo quello sulla governance, per trovare un’intesa e portare anche questo decreto sul tavolo del Consiglio dei ministri. Le misure ‘incriminate’ - contenute nelle prime bozze del provvedimento - sono quelle che reintroducono il massimo ribasso per le gare e che cancellano il limite ai lavori che si possono dare in subappalto, portato lo scorso anno dal 30 al 40%. Una scelta che ci mette in linea con l’Europa, avvisa l’Ance chiedendo di non fare passi indietro e di smetterla con il “falso mito che subappalto significhi automaticamente qualcosa che si ripercuote sulla pelle dei lavoratori”. Proprio il timore dei sindacati ma anche di buona parte della maggioranza. Dopo Leu e il Pd anche il Movimento 5 Stelle chiede un supplemento di riflessione: “Con il criterio del massimo ribasso - dicono i deputati di 3 commissioni - abbiamo visto le cose peggiori: infiltrazioni criminali ed episodi di corruzione, scarsa qualità dei lavori, sfruttamento della manodopera, un susseguirsi di varianti che puntualmente faceva lievitare i costi”. Non è così, è il ragionamento che portano avanti i 5S, che si accelera la realizzazione delle opere. Meglio quindi rifarsi all’ultimo Sblocca cantieri, prevedendo “l’offerta più congrua” o la “media mediata”, che permetterebbero di scartare le offerte anomale. Non va quindi cancellato il codice degli appalti, come chiede la Lega, ma vanno studiate “soluzioni mirate”, mantenendo anche un tetto ai subappalti, dice anche il vicecapogruppo al Senato Agostino Santillo, “per evitare infiltrazioni mafiose”. E mentre il ministro Luigi Di Maio propone un “forum” anche coi sindaci per stilare “una linea unitaria”, l’Anci ribadisce che si aspettava di più e chiede proprio di intervenire sulla soglia del 40% dei subappalti. Per la mediazione ci sarà ancora qualche giorno: nel frattempo è stata chiusa l’intesa per il decreto sulla governance, cui potrebbero essere accorpate le norme sul reclutamento: la cabina di regia di Palazzo Chigi avrà compiti di indirizzo e coordinamento, monitoraggio, anche per superare eventuali criticità, e dovrebbe stilare una relazione periodica per il Parlamento. I progressi del piano saranno via via anche condivisi in Consiglio dei ministri. Al Mef ci sarà invece una direzione generale ad hoc, che vigilerà sulla realizzazione del piano e sugli aspetti finanziari, e terrà le fila con Bruxelles, più una unità per l’audit. Anche nei vari ministeri ci saranno strutture amministrative dedicate.
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