Al voto nell’era del Covid
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 2 min
TRA REGIONALI E REFERENDUM. SFIDA PD-C DESTRA IN TOSCANA. SALVINI VEDE REMUNTADA

di Michele Suglia
ROMA. Nelle elezioni della pandemia, le prime che si svolgono a settembre in Italia, il centrodestra unito non punta solo a vincere. Sogna la ‘remuntada’, per ribaltare l’attuale equilibrio del 2 a 4 e magari andare oltre. Quattro infatti le regioni, al voto, governate ora dal Pd (Puglia, Campania, Marche e Toscana) contro Veneto e Liguria, in mano a presidenti di centrodestra in corsa per il bis. Eppure sono proprio i Democratici a ‘ballare’ di più con la ‘rossa’ Toscana diventata contendibile, l’unica con il ballottaggio. Nel duello fra Eugenio Giani, vecchia guardia di sinistra, e la rampante Susanna Ceccardi della Lega, il testa a testa è possibile. In ballo pure Marche e Puglia, dove il Pd è insidiato da Francesco Acquaroli e Raffaele Fitto di Fratelli d’Italia. Il primo potrebbe strappare la regione mai stata a destra, il secondo potrebbe riprendersi la Puglia. Se l’impresa riuscisse, diventerebbero tre i governatori FdI (dopo Marco Marsilio, in Abruzzo). E crescerebbe il bottino totale delle regioni gestite dal centro- destra, oggi 12 su 18 escluse le due ‘autonome’. Tra i Dem, invece, la speranza è di chiudere la partita 3 a 3, contando sulla conferma di Vincenzo De Luca in Campania. Questi i possibili scenari dell’Italia che il 20 e 21 settembre torna al voto, reduce dal lockdown imposto dal coronavirus. La sfida si gioca in sei regioni, più la Valle d’Aosta. In quest’ultima, non c’è l’elezione diretta del presidente: si sceglieranno i 35 consiglieri regionali, dopo lo scioglimento anticipato del Consiglio e le dimissioni a dicembre del presidente Antonio Fosson, indagato per voto di scambio politico-mafioso. Guardando gli altri rivali sul ring, i 5 Stelle corrono da soli ovunque tranne in Liguria con Ferruccio Sansa, unico candidato sostenuto insieme da M5s e Pd. Ma per loro, il traguardo è soprattutto il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari, legge-creatura del Movimento che si vota nello stesso weekend. Al debutto Italia viva, nata un anno fa dalla diaspora di Matteo Renzi, e in corsa con 3 nomi in solitaria (in Puglia, Veneto e Liguria) e 3 condivisi con i Dem. Ma a parte lo scarto finale nei territori, si allunga l’ombra di un effetto domino sul governo. Il leghista Matteo Salvini lo evoca per escluderlo: è un voto concreto e locale, ripete da giorni, difficile che travolga l’esecutivo. L’alleata Giorgia Meloni, invece, cavalca l’idea e suggerisce una “riflessione” del presidente della Repubblica per uno scioglimento anticipato delle Camere, se ci saranno le condizioni e il voto confermerà la vittoria del centrodestra. Il più serafico sembra Giuseppe Conte. Il premier assicura che la marcia è ingranata e la sua squadra va spedita, ‘blindata’ probabilmente dalla partita europea dei 209 miliardi del Recovery fund, tutti da gestire. Nel weekend, urne aperte pure in 1.184 Comuni e per esprimersi sul referendum. Un colpo di accetta che potrebbe abbattersi su 230 deputati e 115 senatori, dalla prossima legislatura. Per ‘sancirlo’ non serve un quorum. Politicamente, l’esito potrebbe essere un’altra tegola per Pd-M5s che giocano la fiche del Si’. Da qui la tentazione, che resta però una suggestione, delle opposizioni di virare al No, per provare a dare la spallata a Palazzo Chigi.
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