Allertati i Grandi Elettori
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 2 min
CAPO DELLO STATO/DAL 18 GENNAIO LA CONVOCAZIONE DELLE CAMERE

di Marcello Campo
ROMA. Si rafforza l’asse tra Pd e M5s nella partita per il Quirinale a favore di un accordo largo, senza escludere una proposta comune, nel giorno in cui Giorgia Meloni ammonisce: “Nessuno pensi di poter eleggere un Capo dello Stato senza di noi” e annuncia a giorni un vertice tra i leader del centrodestra. Intanto il Presidente della Camera, Roberto Fico, durante il tradizionale scambio di auguri con la stampa parlamentare, comunica che invierà il 4 gennaio la lettera per la convocazione del Parlamento in seduta comune. Bisogna ricordare che le Camere sono convocabili per l’elezione del nuovo Capo dello Stato in un range che va da un minimo di 15 giorni ad un massimo di 30 appunto dalla data in cui viene inviata questa lettera. In sintesi, facendo i conti, i grandi elettori sono preallertati dal 18 gennaio, sino al 2 febbraio, per iniziare il loro delicatissimo compito. Compito che in effetti si preannuncia veramente difficile: da un lato il centrodestra con la leader di Fratelli d’Italia chiarisce che la coalizione sarà “unita e compatta” su un candidato “patriota”. Dall’altro lato, il fronte giallorosso formato da Pd e M5s vuole scongiurare il rischio di un’elezione a maggioranza semplice, dicendosi favorevoli a confronto aperto su una figura di “alto profilo morale” come indica l’avvocato del popolo, Giuseppe Conte. Un asse, questo formato dai due ex premier, emerso plasticamente nel corso della presentazione di un saggio, “La legge della fiducia. Alle radici del diritto”, scritto Tommaso Greco, ordinario di Filosofia del Diritto presso il Dipartimento di giurisprudenza dell’Università di Pisa, e amico di infanzia del leader dem. “Tutti noi, tutte le forze politiche - è l’auspicio di Letta dobbiamo continuare a dimostrare responsabilità. È il momento in cui ognuno rinfoderi le baionette, rinfoderi tutto ciò che sia contundente rispetto alle altre forze politiche”. Appello subito accolto da Giuseppe Conte: “Ritengo che sia assolutamente corretto e lo dico da partito di maggioranza relativa che potrebbe sbracciarsi per un nome, che ci sia ampio coinvolgimento di tutti. Mi fa sorridere chi parla di primato, chi si assume l’iniziativa di fare nomi. Confrontiamoci insieme, valutiamo le differenti sensibilità e cerchiamo un risultato condiviso”. Quindi l’apertura esplicita al Pd: “Non escludo - aggiunge Conte - una iniziativa comune su una figura di alto profilo morale”. A ruota le lodi di Letta - “da Conte parole importanti” - e la sua abiura verso quello che ha definito il modello “Leone”, cioè a maggioranza semplice e risicata. “Un’elezione con 505 voti sarebbe una grave ferita istituzionale al Paese: chi si assume la responsabilità di questo progetto fa un grande danno”, è il monito di Letta. Nel frattempo fioccano i sondaggi: l’ultimo realizzato da Sociometrica e Format Research, per conto dell’Associazione LibertàEguale, riferisce sulle preferenze degli italiani circa il futuro di Mario Draghi: il 70% vorrebbe che continuasse a fare il presidente del Consiglio, il 12% che fosse eletto Presidente della Repubblica, mentre il 18% sostiene che non dovrebbe ricoprire nessuna delle due cariche.
Bình luận