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Alta tensione Iran-Washington

UN ANNO FA L’UCCISIONE DEL GENERALE QASEM SOLEIMANI, TEHERAN MINACCIA ACCELERAZIONE SUL NUCLEARE



di Alberto Zanconato

ROMA. Attacchi missilistici contro le basi americane, i Paesi arabi che le ospitano e, ovviamente, un "tiro incrociato" su Israele. L'Iran promette di trascinare tutto il Medio Oriente in una guerra in risposta ad un eventuale attacco degli Usa, mentre la tensione tra i due Paesi raggiunge livelli di guardia nell'anniversario dell'uccisione a Baghdad in un raid americano del generale Qassem Soleimani. E allo stesso tempo Teheran minaccia un ulteriore incremento dell'arricchimento dell'uranio fino al limite del 20%. "Qualsiasi azione ostile da parte del nemico riceverà la risposta forte, decisa e reciproca dell'Iran", ha affermato il comandante delle Guardie della rivoluzione (Pasdaran), Hossein Salami, parlando dall'isola di Abu Mussa, sullo Stretto di Hormuz, l'ingresso al Golfo Persico attraverso il quale passa un quinto del traffico marittimo mondiale di petrolio. Mentre il generale Amir Ali Hajizadeh, capo delle forze aerospaziali degli stessi Pasdaran, ha avvertito che in caso di guerra la Repubblica islamica "non farebbe differenza tra le basi americane e i Paesi arabi che le ospitano", colpendo anche i loro territori. Quanto a Israele, si troverebbe "al centro di un fuoco incrociato dalla Palestina, dal Libano, dalla Siria e da altri Paesi islamici", grazie alle forniture missilistiche dell'Iran alle milizie sue alleate nella regione. La guerra verbale tra Washington e Teheran è tornata ai livelli di un anno fa, quando, il 3 gennaio, in un raid di droni americani all'aeroporto di Baghdad fu ucciso Soleimani, capo della Forza Qods dei Pasdaran incaricata delle operazioni all'estero. Gli scambi di accuse e minacce hanno avuto inizio il 21 dicembre scorso, quando tre razzi hanno preso di mira l'ambasciata americana a Baghdad, senza provocare vittime. Donald Trump ha puntato subito il dito contro Teheran: "Se un solo americano sarà ucciso, terrò responsabile l'Iran, pensateci bene", ha affermato il presidente Usa. Negli ultimi giorni fonti di Intelligence americane citate dalla Cnn hanno parlato di trasferimenti dall'Iran verso milizie sue alleate in Iraq di missili a corto raggio, che potreb bero essere impiegati per attacchi contro gli americani per vendi care Soleimani. Ma il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, afferma che a preparare tali attacchi non è Teheran, bensì "agenti provocatori israeliani" con l'intento di spingere gli Usa verso la guerra. Nel frattempo l'Iran minaccia un'ulteriore accelerata nel suo programma nucleare. In una lettera all'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), la Repubblica islamica ha annunciato l'intenzione di portare fino al 20% l'arricchimento dell'uranio nei suoi impianti. Ancora molto lontano dal livello minimo del 90% necessario per produrre ordigni atomici, ma ben al di sopra dell'attuale 4,50%. "Il nostro dito è sul grilletto, aspettiamo solo l'ordine del comandante": così, con una metafora bellica in linea con la retorica di questi giorni, il capo dell'Organizzazione per l'energia atomica iraniana, Ali Akbar Salehi, ha detto che tutto è pronto per quando il presidente Hassan Rohani darà il via libera per le operazioni

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