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Altri 45 giorni di carcere

IL DRAMMA DI ZAKI/APPELLO DI AMNESTY INTERNATIONAL: “L’ITALIA INTERVENGA”



IL CAIRO. Dopo oltre nove mesi e mezzo di prigione, su Patrick Zaki la giustizia egiziana ha vibrato una nuova mazzata: almeno altri 45 giorni di custodia cautelare in carcere con accuse di istigazione al terrorismo basate solo su alcuni post Facebook, per giunta di controversa paternità. Un caso che ha spinto Amnesty International a parlare di “accanimento giudiziario” e a chiedere un “azione diplomatica” italiana “molto forte” sull’Egitto in favore dello studente egiziano dell’Università di Bologna. Il rinnovo per un mese e mezzo della reclusione nel carcere di Tora è stato annunciato nelle ultime ore dopo l’udienza svoltasi sabato al Cairo. La Procura per la sicurezza dello Stato si è presa dunque altro tempo per indagare su dieci post che configurerebbero fra l’altro una “diffusione di notizie false”, “incitamento alla protesta” e “istigazione alla violenza e ai crimini terroristici”: reati, nell’Egitto che si sente minacciato dalla Fratellanza musulmana bandita in patria ma appoggiata da potenze regionali rivali, che fanno rischiare a Patrick 25 anni di carcere. Una sorta di ergastolo nonostante i legali del 29enne studente dell’Alma Mater bolognese ritengano che i testi siano stati pubblicati da un account quasi omonimo ma diverso dal suo. “Siamo di fronte a un vero e proprio accanimento giudiziario”, ha accusato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. Sottolineando che dopo questo prolungamento i mesi di custodia cautelare imposti a Patrick diventeranno 11 e che negli ultimi giorni sono stati arrestati tre dirigenti della ong per i diritti civili Eipr per cui Zaki lavorava come ricercatore, Noury ha chiesto retoricamente “cos’altro ci voglia” per lanciare “un’azione diplomatica molto forte nei confronti dell’Egitto”. Gli arresti del direttore esecutivo Gasser Abdel Razek e di due altri dirigenti dell’Iniziativa egiziana per i diritti personali (Eipr) del resto avevano indotto la stessa Amnesty ad essere alquanto pessimista sull’esito dell’udienza: le accuse di “ade- sione a un gruppo terrorista” a loro carico evidentemente aggravano la posizione di Patrick agli occhi di una magistratura che considera l’Egitto sotto attacco di emissari qatarioti e turchi e che sembra voler usare la punizione dello studente come monito per tutti i giovani egiziani che, magari dall’estero come lui, scrivono liberamente sui social. Questa mattina è prevista l’udienza per i tre dirigenti Eipr. Nel rendere noto il prolungamento della carcerazione di Patrick, una sua legale non ha saputo indicare la data precisa della prossima udienza che, calcolando 45 giorni da sabato, dovrebbe cadere intorno a Capodanno e a ridosso del Natale che i copti (i cristiani d’Egitto come la sua famiglia) festeggiano il 7 gennaio. Ma il tunnel in cui è entrato il giovane è potenzialmente lungo due anni, quanto la durata possibile della custodia cautelare egiziana. Zaki era stato arrestato in circostanze contro- verse il 7 febbraio, appena atterrato per una vacanza nella sua Mansura sul delta del Nilo di ritorno dall’Italia. Il sottosegretario all’Università e alla Ricerca Peppe De Cristofaro (Sinistra italiana) ha parlato ieri di “immotivato e ingiustificato sopruso che la comunità accademica del nostro Paese e le istituzioni nazionali ed europee non possono continuare a sopportare”; mentre il deputato del Pd Filippo Sensi ha denunciato una “tortura insopportabile, intollerabile e ingiusta” cui viene sottoposto il giovane studente e il collega dem Piero De Luca ha chiesto al governo e all’Europa di attivare “tutti i canali diplomatici per ottenere la sua immediata liberazione”. Ma le reazioni all’ennesimo dramma per Patrick si sono fermate qui.

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