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Amadeus: tre Giovani tra i Big

PORTE APERTE AI MANESKIN. ULTIMO SANREMO? OK IL TRIPLETE. CON FIORELLO SI PARLA DOPO



di Claudia Fascia

ROMA. “Prima ho pensato ai Big, ora è la volta dei Giovani, poi mi dedicherò allo show”. Amadeus, nel doppio ruolo di presentatore e direttore artistico di Sanremo per la terza volta consecutiva, è nel pieno del turbinio festivaliero. Stasera su Rai1, infatti, va in onda la serata finale di Sanremo Giovani dal Casinò della cittadina ligure, con tre e non più due artisti che vedranno aprirsi le porte dell’Ariston per un posto in prima fila insieme agli altri 22 Big già resi noti nei giorni scorsi (che saranno in studio - tutti, tranne Elisa positiva al covid - a presentare i loro brani), e tra un mese e mezzo (il 1 febbraio, per cinque sere) il festival prenderà il via, anche se molte tessere devono ancora andare al loro posto. “Non mi preoccupa, non sto pensando a qualcosa di diverso da quello che è successo negli ultimi due anni. La leggerezza ci sarà: appartiene al mio modo di fare spettacolo”, spiega Ama che sollecitato sulla presenza o meno di Fiorello ancora una volta non si sbilancia: “E’ stato fondamentale in queste due edizioni: oltre ad essere un amico fraterno è un grande showman. Mi auguro che ci sia anche quest’anno. Ma abbiamo una specie di accordo: non si parla mai di Sanremo se non 20 giorni prima”. Di una cosa il presentatore sembra essere sicuro: “Il mio ultimo Sanremo? Non lo dico più, ma sarà così. Tre è il numero perfetto e da interista il triplete mi piace”. Anche su ospiti e superospiti per ora non si sbilancia: “Molti che potevano essere superospiti ce li ho in gara. I Maneskin? Per loro le porte sono spalancate. Con la loro vittoria abbiamo rivoluzionato il festival. L’edizione dell’anno passerà alla storia per il covid, ma anche per la rivoluzione musicale che si è consumata. In poco tempo sono diventati la band più amata al mondo: li cercano ovunque. Ed è questo che deve fare Sanremo: guardare all’attualità”. Il direttore artistico si toglie anche un sassolino dalla scarpa, dopo le polemiche sollevate dai Jalisse, per la 25/a esclusione dal festival in 25 anni: “Io valuto la canzone e non ritenevo la loro adatta al mio festival. La lamentela non rende merito alla storia di un cantante. Bisogna lavorare sodo e non pensare sempre che ci sia un complotto: lavora e magari le cose potranno andare meglio”. I giovani, si diceva, sui quali Amadeus ha puntato e continua a puntare: anche nella scelta, annunciata a sorpresa, di portare il numero dei Big in gara da 24 a 25, dando un’opportunità in più a uno dei 12 ragazzi di Sanremo Giovani (il voto sarà per il 50% espresso dallo stesso Amadeus e per il restante 50% dalla Commissione musicale del festival). “Due erano troppo pochi, quindi porto tutto il podio al festival. Hanno le carte in regola per giocarsela con gli artisti più conosciuti”. Rivendica anche la validità della scelta di eliminare le Nuove Proposte: “si dice sempre di dare spazio ai giovani, ma poi non se li fila nessuno. E’ come se nel calcio un giocatore della primavera andasse a giocare in prima squadra davanti a 50mila persone. Faranno bella figura”. A contendersi i tre pass sono: Bais (Che fine mi fai), Martina Beltrami (Parlo di te), Destro (Agosto in piena estate), Esseho (Arianna), Oli? (Smalto e tinta), Matteo Romano (Testa e croce), Samia (Fammi respirare), Senza_Cri (A me), Tananai (Esagerata), Vittoria (California), Yuman (Mille notti), Littamè (Cazzo avete da guardare). Quest’ultima è finita al centro di una polemica perché il suo brano non sarebbe stato inedito, essendo stato presentato al talent The Coach di 7 Gold. Caso chiuso dal vicedirettore di Rai1 Claudio Fasulo: “Littamè resta in gara. Sono stati ascoltati solo 10 secondi del brano, non sufficienti per renderla edita. Inoltre è stata un’esibizione davanti ad addetti ai lavori, dunque non configurabile come esibizione pubblica”. Il vicedirettore ha poi ribadito un sogno che insegue da tempo: “dare serialità a Sanremo Giovani, auspicando anche una sorta di officina o di accademia. La Rai in quanto servizio pubblico dovrebbe costruire una struttura a servizio della giovane musica italiana”.

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