top of page

Andrea bloccato a Kiev, allo stremo coi suoi animali

La moglie dell'italiano, sono circondati. Ambasciata al lavoro



ROMA, 20 MAR - L'acqua è finita, resta solo quella non potabile di un pozzo lì vicino. Le scorte di cibo sono terminate, a partire dalla farina. Manca anche l'elettricità, se non quella fornita da un piccolo generatore, alimentato dal gasolio che è ormai agli sgoccioli. Si fa ogni giorno più drammatica la situazione di Andrea Cisternino, ex fotografo romano bloccato a nord di Kiev nel suo rifugio di animali, che è da giorni circondato dalle truppe russe in un'area dove infuriano i combattimenti. Il volontario e i quattro ucraini, tre donne e un uomo, che lo aiutano a gestire la struttura nata nel 2009 per accogliere cani randagi e che oggi ospita 453 animali di tutte le specie, sono allo stremo. La moglie di Cisternino, Vlada Shalutko, che ha lasciato il Paese dieci giorni fa, lancia l'allarme e chiede aiuto, mentre l'ambasciata italiana a Leopoli si è già attivata nonostante le difficoltà di raggiungere al momento l'area. "La situazione è tragica - dice al telefono con l'ANSA Shalutko -. L'ultima volta che lo ho sentito è stato 48 ore fa, mi ha mandato un messaggio per dirmi che sono vivi. Non hanno né cibo né acqua, manca anche l'elettricità. Ci stiamo attivando per far arrivare la Croce Rossa per portare viveri, ma serve l'accordo con i russi". Il rifugio Kj2 si trova a 45 minuti dalla capitale, nei pressi del villaggio di Lisovychi, ormai quasi disabitato. La gente scappa e chi può lascia le bestie che restano senza padrone al rifugio. Gli ultimi arrivati sono tre cavalli, che vanno sfamati. Prima della guerra Cisternino raccontava sui social la vita nella sua fattoria, con immagini e video di caprette saltellanti, cani raccolti per strada e curati, mucche al pascolo. Poi ha scritto alcuni post sulle notti insonni per i bombardamenti e i colpi di artiglieria e da qualche giorno le comunicazioni si sono interrotte. Come raccontano dall'associazione animalista Unitiperloro, di cui Cisternino fa parte, ora l'ex fotografo riesce a usare il telefono solo in alcuni momenti della mattina, salendo sul tetto del rifugio dove c'è un po' di campo. "Siamo riusciti a sentirlo oggi, la situazione è davvero tragica - fanno sapere -. Temono ormai di non farcela, di morire di sete o di fame o per le infezioni". L'associazione si è attivata già all'inizio della guerra e ha nei giorni scorsi ha inviato una lettera all'Unità di Crisi della Farnesina, denunciando "la situazione drammatica". I tentativi che i volontari hanno portato avanti di evacuare la struttura prima e di portare viveri con trasportatori locali o dall'Italia, tramite l'Enpa, si sono rivelati inutili. "Sappiamo della sua situazione e seguiamo il caso", dicono dall'ambasciata italiana a Leopoli, facendo notare come la collocazione dell'italiano sia al momento difficilmente raggiungibile. La speranza è che i soccorsi arrivino al più presto dalla Croce Rossa, ma per farlo serve che il governo ucraino si attivi per la creazione di un corridoio d'intesa con l'esercito russo. "E' l'unico modo per far arrivare tutto il necessario - chiarisce la moglie di Cisternino -. Lui non vuole lasciare il rifugio, ha detto in tutti i modi che non si muoverà mai da lì senza i suoi animali".

Comments


bottom of page