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Avanti l’alleanza con i 5S

IL “CONCLAVE” DEL PD CONFERMA LA SOLIDITÀ DELL’ESECUTIVO GIALLOROSSO



di Luca Laviola

CONTIGLIANO (Rieti). Il governo giallorosso “va avanti solo se il Pd lo sente come proprio, anche come incubatore di una alleanza politica” con il M5S, dice Dario Franceschini. “Posso auspicare - sembra fargli eco Giuseppe Conte dalla Turchia - che questa esperienza possa, per affiatamento e sempre maggiore coesione, far nascere anche un processo politico sempre più definito”. La ‘benedizione’ del premier su un più duraturo rapporto tra cinquestelle e dem arriva dopo che il capodelegazione Pd al governo ha tracciato nel primo giorno del seminario di Contigliano (Rieti) la linea strategica per il proprio partito: insistere per un accordo di lungo periodo con il MoVimento. “Non ci si può fermare perché dicono no a un’alleanza - afferma il ministro - bisogna andare avanti anche quando riceviamo dei no”. E la legge elettorale proporzionale disegnata può aiutare, secondo Franceschini. Con Nicola Zingaretti i ministri e molti parlamentari Pd di tutte le correnti si ritrovano all’Abbazia di San Pastore per fissare i punti da portare alla verifica di governo dopo le elezioni regionali. “Vogliamo un’agenda di legislatura”, dirà poi il vicesegretario Andrea Orlando. I temi sono lavoro - con nuove risorse sul taglio del nucleo fiscale -, ambiente, scuola, e la modifica dei decreti sicurezza, invocata a gran voce anche dalle Sardine. “I nostri pilastri a cui torniamo”, sintetizza Francesco Boccia. “Finiamola con l’idiozia della mancata discontinuità” - aggiunge Franceschini - c’è su tutto, sull’Europa, sull’immigrazione. Sui decreti sicurezza, partiremo dalle osservazioni di Mattarella e poi il Parlamento interverrà”. E proprio sull’intervento sulle leggi simbolo di Matteo Salvini si prospetta un’altra convergenza con Conte. “Ogni momento è buono per lavorare alla revisione”, dice il premier, “soprattutto depurandoli di alcune previsioni aggiuntive che non hanno nulla a che vedere con l’impianto inizialmente previsto” e portato in Consiglio dei ministri. Non escludendo di andare oltre le indicazioni del Colle. “Per più ampie riflessioni dovremo trovarci intorno a un tavolo - risponde - per capire come, perché e dove intervenire”. Mattia Santori, dopo aver insinuato che il governo rimandi la revisione dei decreti sicurezza come fece il centrosinistra sul conflitto di interessi di Silvio Berlusconi, plaude alle aperture di Zingaretti per la ‘rifondazione’ Pd. “Fa bene a proporre un approdo”, dice il leader delle Sardine. “Non vogliamo né annettere né includere nessuno”, gli risponde il leader dem, riconoscendo “un atteggiamento di grande correttezza”. La questione del nuovo Pd sembra sullo sfondo in abbazia, ma sull’alleanza con M5S bisognerà vedere come la vedrà il correntone di Lorenzo Guerini, Base Riformista. Intanto il ministro della Difesa dice chiaro che “il Pd non dovrà essere solo la nuova pagina della storia di un solo partito fondatore”. E a molti sembra che parli dei Ds. E poi no alla “caricatura” di un partito modello Corbyn dileggiato da Matteo Renzi, ma no anche a parlare solo di protezione sociale - lo ha fatto molto Franceschini - e non anche di crescita. Sulle diseguaglianze e le responsabilità del passato la sfida viene raccolta dall’altro ministro Giuseppe Provenzano, che si spinge a chiedere di tassare “le rendite e il capitale improduttivo”. Per ora incombono le regionali, specie in Emilia Romagna. “Dipende tutto da quello che succede lì...”, sintetizza un dirigente che la conosce bene. Il voto orienterà la rotta.

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