Banche: i ritardi del credito non sono colpa nostra
- direzione167
- 5 giu 2022
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ROMA. Le banche non ci stanno a passare per chi 'frena' e pone intralci a far affluire la liquidità alle imprese e autonomi attraverso le misure del governo.Assicurano di star facendo "il possibile e l'impossibile" ma che manca un quadro normativo certo e una semplificazione degli adempimenti "non dipendenti dalle banche, non sempre ancora completati e che impediscono di attuare, fino ad ora, le misure di liquidità" di cui non ha tenuto conto chi ha dichiarato che sarebbero state "immediate". A far prendere posizione il comitato esecutivo Abi con parole nette, dopo continui richiami della politica e mentre la Banca d'Italia lancia un appello all'unità, è in mattinata l'annuncio della Sace di aver inviato alle banche il meccanismo per disciplinare le garanzie alle Pmi e alle imprese maggiori. Un documento che sarebbe dovuto essere condiviso e realizzato congiuntamente e che provoca la puntualizzazione del direttore generale Giovanni Sabatini: solo dopo il parere delle banche "e i test sulle procedure informatiche", gli istituti di credito potranno " trasmettere le richieste delle imprese". E anche sui finanziamenti alle Pmi e autonomi fino a 25mila euro garantiti al 100% e rilasciati senza istruttoria, manca ancora l'attivazione da parte del Mediocredito Centrale. Lo stesso decreto, fino a martedì, non era efficace perchè mancava l'ok della Ue e così non erano pronti i moduli per le richieste. Non si tratta solo di dettagli perchè il decreto, che va ricordato non fa affluire direttamente soldi pubblici (come hanno fatto altri paesi con risorse pubbliche, in primis la Germania) ma si affida al comparto bancario dando delle garanzie, non esime le banche dalla responsabilità. Anzi la Banca d'Italia nei giorni scorsi ha ricordato che alle banche spettano tutti i controlli sui rischi di riciclaggio e di infiltrazioni della criminalità. A Via Nazionale, si cerca tuttavia di evitare contrasti e ingorghi. I "muri istituzionali" che in passato sono stati una delle spine del fianco (come nel caso Popolare Vicenza per Bankitalia- Consob) devono cadere, si dice. E' per questo che è nata la task force di cui fa parte, oltre appunto all'istituto centrale anche Abi, Simest, il Mef, il Mise e Mediocredito Centrale. Per il Capo del Dipartimento Vigilanza Bancaria e finanziaria di Bankitalia, PaoloAngelini, la parte discrezionale affidata alle banche è molto modesta ma tuttavia il rischio che la liquidità "non percorra l'ultimo miglio esiste". C'è poi un problema di comunicazione. La stessa Banca d'Italia ha potenziato i propri canali di ascolto on line diretti e ha chiesto alle banche di creare sezioni apposite sui propri siti per spiegare e guidare i clienti che all'indomani dell'annuncio del governo già tempestavano i propri istituti o si recavano nelle filiali rimaste aperte per chiedere lumi. Ma le misure, come si diceva, non sono immediate. Di certo le imprese italiane, specie le piccole e gli autonomi, sono sotto forte pressione e di fronte a grandissimi rischi. La crisi sta mordendo forte e le dimensioni, i tempi e le modalità della fase 'due' non chiare, almeno in Italia. Fra marzo e luglio, secondo le stime di Via Nazionale il fabbisogno aggiuntivo di liquidità delle imprese potrebbe raggiungere i 50 miliardi. Far affluire loro la liquidità erogata generosamente dalla Bce e garantita dallo Stato, come sottolineano tutti gli organismi, dall'Fmi al Comitato di Basilea, è vitale per non creare ulteriori danni.
















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