“Basta azioni aggressive”
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 2 min
BLINKEN IN ASIA/IL SEGRETARIO DI STATO TEME L’ASSE PECHINO-MOSCA

di Ugo Caltagirone
WASHINGTON. “La Cina cessi la sua politica aggressiva nella regione dell’Indo-Pacifico che viola il diritto internazionale”. Il monito di Antony Blinken risuona nell’aula dell’Università di Giacarta, dove 60 anni fa intervenne anche Jfk. Quella in Indonesia è la prima tappa del tour nel Sudest asiatico del segretario di Stato americano, una missione voluta dal presidente Joe Biden per rafforzare i legami con la regione e inviare l’ennesimo segnale forte a Pechino, contrastando l’allargamento della sua sfera di influenza. Questo a poche ore dal secondo summit virtuale nel giro di pochi mesi tra Xi Jinping e Vladimir Putin, che la Casa Bianca osserva non senza qualche preoccupazione. Il timore è sempre più quello di un fronte comune tra Cina e Russia sui principali scenari di crisi e nella competizione globale. Con Xi e Putin determinati a rispondere ai ripetuti avvertimenti di Washington (dall’Ucraina a Taiwan) mostrando unità di intenti e volontà comune nel contrastare la linea dura di Biden. Questo soprattutto dopo l’affronto di essere stati esclusi dal Summit per la Democrazia organizzato nei giorni scorsi dalla Casa Bianca. Blinken, che visiterà anche la Malaysia e la Thailandia, ha puntato il dito soprattutto sulle mire espansionistiche di Pechino nel Mare Cinese meridionale. “Gli Usa - ha detto - sono impegnati a garantire che venga protetto il diritto di tutti i Paesi di scegliere la propria strada, liberi da coercizioni e da intimidazioni”. Mentre Pechino viene accusata di creare tensioni che mettono a repentaglio non solo la pace, ma anche scambi commerciali per un valore di oltre 3.000 miliardi di dollari l’anno, danneggiando la ripresa mondiale. “Quando il commercio non può attraversare mari aperti, questo significa bloccare la spedizione dei prodotti degli agricoltori, quella dei microchip da parte delle fabbriche, quella dei medicinali destinati agli ospedali”, ha sottolineato il capo della diplomazia statunitense. Dietro alle sue parole l’obiettivo non dichiarato di convincere l’Indonesia e gli altri Paesi del Sudest asiatico che scommettere sugli Stati Uniti è meglio che scommettere sulla Cina, perché Washington è più affidabile sui vaccini, sulla lotta ai cambiamenti climatici, sugli investimenti privati. Nonostante ciò, l’amministrazione Biden deve fare i conti con gli investimenti ancor più massicci di Pechino, che lo scorso anno sono ammontati al doppio di quelli degli Usa. Risorse per costruire strade, porti, ferrovie nell’ambito del grande progetto della Via della Seta. Soldi - ricorda il New York Times - con cui negli ultimi mesi il Laos ha completato la sua prima linea ferroviaria ad alta velocità, o in Vietnam è stata inaugurata la prima linea della metropolitana di Hanoi. E in Indonesia col contributo di Pechino sono in via di realizzazione dighe, centrali elettriche, autostrade. Dunque per gli Usa una sfida non facile. Le promesse fatte da Blinken ai Paesi dell’Indo-Pacifico sono tante, e nelle prossime settimane si tenterà di concretizzarle in seno all’Asean, l’associazione dei Paesi del Sudest asiatico, i cui leader sono stati invitati per un summit negli Stati Uniti. Sullo sfondo anche l’idea di una Nato del Pacifico di fronte alla minaccia militare cinese.
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