“Basta caos, ora normalizzare”
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
COVID/L’APPELLO DELLE REGIONI AL GOVERNO: “UNA NUOVA FASE DELLA PANDEMIA”

di Massimo Nestico'
ROMA. Lo stato di emergenza scade il 31 marzo, ma già adesso i dati indicano che la pandemia è in fase di ripiegamento. Non così la burocrazia ed i protocolli da seguire, sempre complessi e tortuosi. E’ tempo dunque di semplificare e normalizzare. Basta con le fasce a colori, i malati per altre patologie conteggiati tra i ricoverati Covid, gli asintomatici sottoposti a sorveglianza sanitaria, gli studenti vaccinati in dad. Questa - al termine di un vertice nella mattinata di ieri tra i governatori - la posizione unanime delle Regioni, che sarà messa nero su bianco in un documento da sottoporre all’attenzione del Governo. Premier e ministri sono alle prese con le elezioni del capo dello Stato, ma c’è la volontà politica di rivedere le misure restrittive. Mercoledì 2 febbraio ci sarà un confronto in sede di Stato- Regioni. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga (nella foto), ha chiarito l’obiettivo: “guardare al futuro e procedere rapidamente verso una normalizzazione della situazione che consenta una ripresa più ordinata e il rilancio del nostro Paese”. Due, in particolare, i punti sottolineati: “superare definitivamente il sistema a colori delle zone di rischio assieme all’esigenza che la sorveglianza sanitaria sia riservata ai soggetti sintomatici”. Faranno parte del documento da inviare al Governo “che sarà una piattaforma imprescindibile per il futuro confronto fra l’Esecutivo e le Regioni”. Attualmente ci sono cinque regioni in arancione (Valle d’Aosta, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Sicilia), tre in bianco (Basilicata, Molise e Umbria) e le altre in giallo. Ma si tratta di distinzioni che hanno scarsi o nulli effetti pratici per i vaccinati che ormai costituiscono l’80% della popolazione. Questo sistema, ha spiegato il governatore ligure Giovanni Toti, “così come il conteggio dei malati Covid che inserisce anche coloro che sono positivi ma ricoverati per altre patologie, nonchè i tracciamenti delle catene epidemiologiche, sono tutte cose che appartengono al passato e non sono più coerenti con l’andamento dell’epidemia oggi e, pertanto, vanno modificati in fretta”. Il possibile punto di caduta è lasciare soltanto la zona rossa, dove gli indicatori segnalano una situazione da tenere sotto controllo con misure severe. Una delle principali esigenze nel nuovo scenario auspicato dai governatori è quella di non ‘perseguitare’ con tamponi e quarantene gli asintomatici che hanno fatto il ciclo vaccinale completo: a scuola, come altrove, chi non ha problemi di salute va lasciato libero di svolgere le attività senza restrizioni. Mentre il tracciamento sarà concentrato solo sui sintomatici. “Il principio generale - ha spiegato il presidente del Veneto, Luca Zaia - è quello della semplificazione dell’approccio prendendo atto della mutata realtà, che ci dice, ad esempio, che il contact tracing è saltato, perchè con 20.000 positivi al giorno in una regione ci sono 200mila persone da contattare. E’ evidente che il modello attuale non funziona, come si è visto con il caos tamponi che non ha assolutamente risolto il problema”. Quanto agli ospedali (il cui tasso di occupazione è uno dei parametri che ora fanno scattare il cambio di colore), tenere fuori dal conto quelli che sono ricoverati “col” Covid e non “per” il Covid - secondo le Regioni - permette di avere un quadro più realistico dell’impatto del virus sulle strutture sanitarie. Già ieri la Liguria, ad esempio, nel bollettino quotidiano segnala che “i pazienti attualmente ospedalizzati per patologia non Covid-19 correlata ammontano a circa il 30% del totale degli ospedalizzati positivi” al Coronavirus. Dopo la fumata bianca per il Quirinale Governo e Regioni si siederanno nuovamente al tavolo per scrivere nuove regole per le prossime settimane che dopo il plateau dei contagi vedranno - secondo le previsioni degli studiosi - una discesa della curva. Sul tavolo anche la richiesta di una soluzione per il mancato riconoscimento del green pass agli stranieri che vengono da Paesi dove il documento ha una validità di 9 mesi anzichè 6 come sarà in Italia dall’1 febbraio. Il Governo, ha detto il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, ha garantito “un intervento a breve per risolvere la problematica”.
















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