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Bce all’Italia: non togliete gli aiuti alle imprese

Il mancato appoggio rischia di causare un effetto-schock dovuto al venir meno delle moratorie sui prestiti




di Domenico Conti

ROMA. L'uscita dalla crisi economica innescata dalla pandemia rischia un pericoloso 'cliff effect', uno shock repentino dovuto al potenziale venir meno di moratorie sui prestiti, sovvenzioni alle imprese e proroghe delle scadenze fiscali. E l'Italia è la prima ad essere esposta a questo scenario, con una quota preponderante dei 'trasferimenti diretti ' - come il fondo perduto alle imprese o il sostegno ai redditi delle famiglie - e dei rischi connessi a un loro stop. È lo scenario di rischio su cui si sofferma maggiormente la Bce nella sua Financial Stability Review, un documento semestrale di solito concentrato sulle bolle finanziarie e 'cigni neri’ globali, ma che dallo scorso maggio è interamente assorbito dal Covid. Più che mai oggi, con i nuovi lockdown che hanno azzerato il rimbalzo dell'economia europea in estate. Ma, soprattutto, di fronte all'onda lunga della crisi: che anche dopo i vaccini e l'uscita dalla recessione, lascerà uno strascico di decine di migliaia di aziende sull'orlo del fallimento, con banche e bilancio pubblico esposti verso di loro e con un balzo dei crediti deteriorati che si manifesterà in ritardo. La Bce proprio per questo esorta le banche a portare alla luce quegli Npl e fare accantonamenti. E tiene in sospeso la decisione se prorogare oltre dicembre il congelamento dei dividendi bancari deciso agli inizi della pandemia per evitare un 'credit crunch': "le autorità di vigilanza non hanno ancora preso una decisione, stanno aspettando le previsioni della Bce che verranno pubblicate il 10 dicembre", spiega il vicepresidente della Bce Luis de Guindos. De Guindos, nell'introduzione al Rapporto sulla stabilità finanziaria, avverte anzitutto che "la strada è ancora lunga e le autorità dovranno prendere decisioni difficili se estendere, e in che modo farlo, gli interventi e alla fine su come gestire il debito che questi creano". "Alla fine", segno che l'emergenza più immediata non è la sostenibilità del debito, ma piuttosto come evitare che lo shock pandemico distrugga per sempre base produttiva. Ritirare troppo presto gli aiuti dispiegati, sul fronte monetario ma soprattutto di bilancio pubblico, "potrebbe bloccare la ripresa, trasformando i problemi di liquidità delle aziende osservati agli inizi della pandemia in problemi di solvibilità". In particolare sul fronte del credito "un ritiro prematuro delle garanzie governative e delle moratorie potrebbe portare un'ulteriore ondata di perdite". I Paesi più esposti a un 'cliff effect' nel 2021, al rischio cioè che il ritiro delle misure di sostegno improvviso e amplificato tale da provocare uno shock, sono quelli più dipendenti da moratorie sui prestiti, rinvii delle scadenze fiscali, aiuti diretti come le sovvenzioni a fondo perduto alle aziende e cassa integrazione (ancor più se accoppiato al blocco dei licenziamenti): Italia, appunto, e Olanda. I rischi sarebbe inferiori per quelli che hanno puntato maggiormente sulle garanzie al credito, come la Francia e la Spagna. In Italia, nello specifico, le tabelle della Bce indicano tre elementi principali da maneggiare con cautela per evitare lo shock (che sarebbe di -3,5 punti di Pil togliendo tutte le misure di sostegno): il primo, i 'trasferimenti direttì che occupano la quota principali fra gli aiuti in Italia; in secondo luogo, le moratorie; in terzo luogo, la cassa integrazione. Servirà dunque grande attenzione nell'uscita dagli aiuti statali: se il 'cliff effect' si verificasse, avverte il documento di oltre 100 pagine, il rischio è quello di uno stop improvviso allo stimolo di bilancio tale da innescare una reazione a catena: messa in gioco la solvibilità delle imprese, i fallimenti si ripercuoterebbero sulle famiglie, sui prestiti bancari, e quindi sulla crescita e in definitivo sul bilancio pubblico. La Bce, come ormai ha fatto capire la presidente Christine Lagarde, farà la sua parte con almeno altri 500 miliardi di euro di acquisti di debito del programma pandemico, in aggiunta agli 1,35 miliardi già varati fra marzo e giugno. Serviranno a garanti- re emissioni di bond a buon mercato. Al rischio di medio termine, quello della sostenibilità del debito che continuerà a gonfiarsi, si penserà più in là.

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