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Beppe Grillo torna alla ribalta

GOVERNO/RIPRENDE LE REDINI E SPINGE PER LANNUTTI ALLA COMMISSIONE BANCHE



di Francesca Chiri

ROMA. Beppe Grillo torna in campo per riprendersi la funzione di garante del M5s e tentare di dare lui il via libera ad un accordo con gli alleati di governo sulla nomina per la commissione: insomma provare ad arrivare dove Luigi Di Maio e lo stesso premier Giuseppe Conte non possono arrivare. E’ una cortina di ferro che si erge attorno a questo governo: da una parte il fondatore del M5s che ha dato mandato al capo politico di andare avanti con questa maggioranza, e dall’altro il premier che confida di avere con i nuovi alleati “maggiore consonanza” per quanto riguarda “obiettivi e finalità” di programma ma anche di vedute (“il linguaggio di Salvini e Meloni non mi appartiene”). E che confida di avere “piena sintonia” con Grillo sul fatto che quest’esperienza di governo rappresenti “un’occasione storica” per migliorare il paese. Al punto di rivelare di aver votato M5s alle Europee. Il premier torna a parlare di “responsabilità”, della necessità di dare risposte e ricorda che l’intesa nel nuovo governo è ampia e saprà dispiegarsi nel tempo: “abbiamo chiesto la fiducia su 29 punti programmatici ed è chiaro che non possiamo fare tutto insieme”. E anche Grillo, incontrando i senatori M5s a palazzo Madama assicura: “Per fare le cose serve tempo e pazienza”. Un passo alla volta, dunque, anche se quello che oggi la maggioranza deve risolvere è però il nodo della Popolare di Bari, per il quale il premier assicura che il governo “sarà inflessibile sulle responsabilità dei manager”, e quello della Commissione banche tornato in primo piano proprio con la crisi della banca. Per ora la convocazione della Commissione che deve eleggere il suo presidente, in quota M5s, è stata rinviata ma il nodo va risolto in fretta.

Il M5s ha fatto una sua votazione interna dalla quale il candidato emerso è il senatore Elio Lannutti, fondatore di un’associazione di difesa degli utenti bancari e assicurativi, ex parlamentare di Italia dei Valori. Lannutti si è presentato da Beppe Grillo con un avvocato difensore d’eccezione: Antonio Di Pietro. Hanno parlato con Grillo ed uscendo hanno confermato che il senatore non farà alcun passo indietro: “Io non mollo, anche Di Maio mi ha detto di andare avanti” assicura il senatore. Ma il Pd non ne vuole sapere: “Uno degli estimatori dei protocolli dei Savi anziani di Sion non può fare il presidente della Commissione: non avrà i nostri voti”. E visto che sulla sua candidatura la maggioranza non c’è i dem chiedono al leader pentastellato di prenderne atto e a Lannutti di agire di conseguenza. Il M5s non si tira indietro: pur ribadendo come il gruppo parlamentare abbia “la piena autonomia nell’indicare un nome” evidenzia pure come il presidente non potrà essere che “frutto di un accordo di maggioranza”. Spunta insomma un piano B che evidenza, come indiscrezioni, ipotesi alter- native. Per non vanificare il voto dei parlamentari la scelta potrebbe cadere sul secondo più votato dal gruppo dopo Lannutti: il deputato Alvise Maniero. Ma in pole ci potrebbero essere anche altri profili. Due donne in particolare: la presidente della commissione Finanze della Camera Carla Ruocco e il Questore del Senato Laura Bottici. In entrambi i casi si libererebbe un posto alla presidenza della commissione Finanze o il ruolo di Questore a Palazzo Madama. Caselle che potrebbero andare al Pd. Quanto ad Italia Viva, un’ipotesi che circola è che potrebbe spuntarla per la presidenza della Commissione sui fatti di Forteto, il cui avvio, come la Commissione banche è stato rinviato. Intanto Grillo interviene anche per cercare di ricompattare le truppe M5S, dopo l’addio di tre parlamentari passati alla Lega e l’astensione di quattro senatori sulla manovra. “I fuoriusciti dal M5s? Io non riesco a convincere nessuno, se una persona cambia idea lo può fare” allarga le braccia Grillo prima di incontrare i gruppi parlamentari del M5s. Dove tuttavia risulta assente il senatore Gianluigi Paragone. Contro di lui sembra montare una nuova fronda M5s e chiedono le sue dimissioni sia il vicepresidente del Gruppo alla Camera, Riccardo Ricciardi, sia il deputato Michele Gubitosa.

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