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Bernie vola nei sondaggi


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Iowa/tutti attaccano il senatore “socialista” alla vigilia delle primarie

WASHINGTON. “Stop Bernie!”: negli Stati Uniti manca una settimana al calcio di inizio delle primarie democratiche, lunedì 3 febbraio in Iowa, e sembra essere questa la parola d’ordine che serpeggia nell’establishment del partito.

Perchè il “rivoluzionario” Bernie Sanders vola sempre più in alto nei sondaggi, e comincia a farsi largo la convinzione che stavolta potrebbe davvero far sua la nomination presidenziale, quella che nel 2016 gli sfuggì per un soffio.


Tutti attaccano il senatore “socialista” del Vermont, a partire dai suoi avversari nella corsa alla nomination che nel fine settimana, durante la pausa del processo per l’impeachment, si ritrovano proprio in Iowa.

Con Joe Biden che fatica ad imporsi e a mantenere il ruolo di frontrunner e il progressivo declino di Elizabeth Warren sul fronte dei consensi. Superati brillantemente i problemi di salute (un infarto lo aveva colpito alcuni mesi fa) Sanders,78 anni, ora è davanti a tutti in Iowa e in New Hampshire, i primi due appuntamenti con gli elettori democratici. Dovesse ottenere queste due vittorie, sarebbe più che un trampolino di lancio verso la convention democratica di Milwaukee del prossimo luglio.


Anche perchè Bernie può già contare su altri sondaggi favorevoli, a partire da quelli di un grande stato come la California che voterà nel Super Tuesday dell’11 marzo. Michael Bloomberg, che scenderà in campo proprio in quell’occasione, è avvertito.

Del resto il miliardario tre volte sindaco di New York non ha mai nascosto di essersi candidato proprio per fermare il senatore populista. Contro di lui arri- vano anche i fendenti di Hillary Clinton e Barack Obama. La prima, ancora col dente avvelenato per il testa a testa del 2016, lo fa senza peli sulla lingua, presentando il suo documentario “Hillary” in cui definisce le proposte del senatore “irrealistiche e fasulle”.

Pochi giorni fa aveva sostenuto candidamente che “Bernie non piace a nessuno”, e chi conosce bene l’ex first lady sottolinea come lei consideri Sanders niente più che “un venditore di fumo del Vermont”.


L’ex presidente, invece, lancia le sue stoccate senza mai esporsi in prima persona, ma lasciando trapelare quello che pensa attraverso i suoi sodali.

Anche per lui, come per gran parte dei vertici dem, l’agenda ‘populista’ di Bernie fini- rebbe per regalare un’altra vittoria a Donald Trump che, come rivela l’ex candidato alla vice- presidenza Tim Kaine, Obama nel 2016 definì in privato un “fascista”.

Sarà un caso, ma il tycoon è paradossalmente uno dei pochi che (seppur a suo uso e consumo) prende le difese di ‘Crazy Bernie’, accusando il partito democratico di voler- lo nuovamente affossare come fece quattro anni fa per favorire Hillary Clinton.

E persino il New York Times fustiga il senatore del Vermont e gli preferisce una candidata non cer- to moderata come Elizabeth Warren. Mentre anche il giovane Buttigieg, appe- na 35 anni, gioca la carta della paura, con la sua campagna che in una serie di email mette in guardia il popolo dei millennials:

“Attenzione, le cose si stanno mettendo male, Sanders potrebbe vincere la nomi- nation”. Ma il senatore tira dritto: sa che come nel 2016 ha dalla sua gran parte della base, un vero e proprio movimento a cui la trentenne ‘pasionaria’ Alexandra Ocasio-Cortez, col gruppo di deputate progressiste denominate ‘The Squad’, ha dato nuova linfa e la prospettiva di una valanga di voti tra i più giovani.

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