Biden sempre più solo
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
RINCHIUSO NEL FORTINO DELLA CASA BIANCA LAVORA AI G7 E G20

WASHINGTON. Uno spettro in queste ore si aggira sulla Casa Bianca di Joe Biden, divenuta sempre più un fortino nel quale il presidente segue gli eventi di Kabul e medita sulla più grave crisi della politica estera americana degli ultimi anni. E’ lo spettro dell’isolamento, con il commander in chief che rischia di alienarsi sia una parte della sua amministrazione sia gli alleati che tuttora sono al fianco degli Usa in Afghanistan. La posta in palio è la credibilità di un’America che Biden aveva promesso di riportare al centro della scena mondiale da leader dopo i quattro tumultuosi anni dell’era Trump. Una credibilità che ora rischia di svanire con conseguenze che potrebbero durare per anni e anni.
Per questo Biden, dopo aver rinunciato ad ogni velleità di vacanza estiva, ha rinviato anche la programmata partenza per il weekend nella sua residenza di famiglia a Wilmington, in Delaware, per lavorare su più fronti circondato dai più fidati consiglieri. Ore frenetiche, con un briefing dopo l’altro tra lo Studio Ovale e la Situation Room. La priorità assoluta è affrontare nel modo migliore possibile un’emergenza che resta drammatica sul fronte dell’evacuazione di cittadini americani e afghani dall’aeroporto Hamid Karzai : “E’ una corsa contro il tempo”, continuano a riferirgli i vertici della sicurezza nazionale, come il consigliere Jack Sullivan. Mentre un portavoce del Pentagono, parlando con i media, definisce la situazione “molto fluida e che cambia di ora in ora”. Impossibile dunque fare previsioni, indicare date in cui la più grande operazione di ponte aereo mai vista nella storia (come l’ha definita lo stesso Biden) possa terminare. Ma il presidente è concentrato anche sul rischio che si sgretoli il fronte dei Paesi alleati, e lavora alacremente ai prossimi vertici del G7 e del G20. E’ stato proprio questo il tema centrale della sua conversazione telefonica con Mario Draghi, con l’Italia che è presidente di turno del gruppo dei 20. L’impegno è soprattutto quello di proseguire con uno stretto coordinamento sia sul terreno, a Kabul, ma anche di trovare un approccio comune sulla futura strategia da seguire nei confronti della nuova realtà afghana con i talebani al potere. Compito non facile, visto che tra le due sponde dell’Atlantico cominciano ad emergere i primi distinguo.
Ma quello che in queste ore turba di più Biden è il pericolo che non solo tra i democratici ma anche al Pentagono e al Dipartimento di stato qualcuno cominci a prendere le distanze dalla Casa Bianca. Il campanello di allarme è già suonato, con il segretario alla difesa Lloyd Austin, ad esempio, che ha di fatto smentito le parole del presidente secondo cui non ci sarebbero stati americani bloccati sulla via di fuga e malmenati: “Alcuni sono stati picchiati, è inaccettabile”, avrebbe detto a un gruppo di membri del Congresso.
E le tante incertezze e contraddizioni delle ultime ore stanno effettivamente mettendo in discussione il ruolo di commander in chief del presidente, arrivato alla Casa Bianca con la promessa di portare anche sul fronte della politica estera esperienza e competenza, lasciando alle spalle l’approccio estemporaneo e fuori dagli schemi di Trump. Ma la sfida di Biden era anche quella di portare tra le mura dello Studio Ovale più comprensione e compassione, attento ai diritti umani e ai soprusi. Una sfida che contrasta con un addio all’Afghanistan per molti “alla Ponzio Pilato”, lasciando un’intera popolazione in balia di un tragico destino. E sui media c’è chi si interroga se alla fine non si sia passati dall’America First di Trump a all’America First di Biden.
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