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Braccio di ferro continuo

LE TENSIONI DELLA MAGGIORANZA/DAGLI APPALTI AL MES ALLA LEGGE ELETTORALE


di Serenella Mattera



ROMA. Il braccio di ferro sugli appalti, che fa slittare il decreto semplificazioni (e anche, a cascata, il piano nazionale delle riforme). La mina del Mes, che divide Pd e M5s in Europa e che il 15 luglio impegnerà la maggioranza in uno “stress test” al Senato. E ora anche la legge elettorale, che vede Pd e Iv ingaggiare uno scontro durissimo. Sono alcuni dei tasselli di un mese di fuoco per il governo. Il M5s, balcanizzato e in fibrillazione, impensierisce gli alleati. Ma il Pd intensifica il suo pressing perché finisca la stagione dei rinvii. E pretende il rispetto dei patti, a muso duro: “Questo governo - avverte - esiste anche perché c’è un accordo: taglio dei parlamentari e nuova legge elettorale a garanzia della dialettica democratica”. Nicola Zingaretti, raccontano fonti Dem, lo ha spiegato giovedì al premier Giuseppe Conte: entro il referendum sul taglio dei parlamentari, in programma il 20 settembre, si deve votare almeno in prima lettura la legge elettorale proporzionale, con sbarramento al 5%, su cui a gennaio era stato raggiunto un primo accordo di maggioranza. Dopo, rischia di aprirsi una stagione di grandi incertezze anche perché se - complici le divisioni dei partiti di governo - il centrodestra dovesse vincere le regionali, tornerebbe a gran voce a invocare le urne. Prima va dunque - ragionano i Dem - riequilibrato il sistema, cambiando l’attuale legge elettorale, che avrebbe un effetto iper- maggioritario. Matteo Salvini sostiene si tratti di una manovra “di stampo cinese, non democratica”, per impedire alla Lega di stravincere, quando si tornerà al voto. Il Pd nega: è un tema, dicono, di equilibri istituzionali. E’ una questione, aggiungono, di rispetto degli accordi di governo. Ma mettere mano al dossier apre una crepa nella maggioranza. Il testo è in calendario in Aula alla Camera il 27 luglio. Ma il passaggio è tutt’altro che scontato. A mettersi di traverso è Iv, ma non solo. Matteo Renzi afferma che il tema “non è la priorità” e che serve “una legge maggioritaria, sul modello dei sindaci”. Ma così, ribattono i Dem con Emanuele Fiano, smentisce un accordo che Iv aveva sottoscritto, per un sistema proporzionale con soglia di sbarramento al 5%. Marco Di Maio, da Iv, nega di aver mai firmato il testo. Ma il Pd ricorda una nota congiunta di gennaio in cui lo sostenevano. Schermaglie. A microfoni spenti i Dem accusano Renzi di avere paura di non raggiungere la soglia del 5%. C’è anche chi sostiene che il leader di Iv sia tornato a lavorare per far saltare il governo in agosto (per un cambio di premier, più che per tornare al voto) ma lui, parlando con i suoi, smentisce seccamente. “In realtà il Pd - dice un dirigente renziano - ha paura che dopo il voto di settembre si precipiti verso le elezioni e vuole aprire il cantiere della legge elettorale per prendere tempo”. Il M5s, con il ministro Federico D’Incà, invita tutti i partiti di maggioranza a rispettare gli accordi presi. Ma il testo ancora deve essere votato in commissione. E in Aula c’è l’incognita dei voti segreti. Ecco perché fonti pentastellate osservano che sulla soglia di sbarramento si aprirà un dibattito in Parlamento. Leu è sempre stata contraria al 5%. E, dall’opposizione, lo è anche Fi, mentre la Lega insiste per il maggioritario. “Il Pd vuole procedere con forzature? Auguri”, dice l’azzurra Mariastella Gelmini. Nonostante la spinta del premier, intanto, non decollano gli accordi per le elezioni regionali: in Liguria si tratta alla ricerca di un’intesa, non impossibile, ma nelle altre regioni si va in ordine sparso (Iv candida la sua Daniela Sbrollini in Veneto). E si va in ordine sparso (ma non è una novità) anche sul Mes. Pd e M5s si dividono in commissione economica del Parlamento europeo (Econ), su un voto su un atto delegato che inserisce l’obbligo di rendicontare le spese per la crisi sanitaria: Dem a favore, pentastellati contro (insieme alla Lega). E Benedetto Della Vedova annuncia che +Europa presenterà una mozione in favore del M5s il 15 luglio in Senato, quando Conte andrà a riferire sul prossimo consiglio europeo. E’ il tentativo di mettere a nudo le divisioni nella maggioranza. Si tenterà di sminarlo con una risoluzione unitaria di maggioranza. Ma il passaggio impensierisce, perché Pd e Iv premono per dar via libera ai fondi Mes e non condividono l’attendismo di Conte, che ha rinviato la decisione a quando sarà definito il pacchetto europeo. Lunedì sera in Consiglio dei ministri potrebbe intanto consumarsi la discussione finale sul decreto semplificazioni. Un preconsiglio fiume non riesce a sciogliere i nodi, che sono politici, sulle norme che riguardano gli appalti sopra soglia, la lista delle opere da affidare a commissari e la modifica dell’abuso d’ufficio. M5s e Iv spingono per facilitare gli appalti, Pd e Leu continuano a frenare. Conte non può che prendere tempo: in Cdm lunedì porterà il decreto e, con Gualtieri, il piano nazionale delle riforme che farà intravedere all’Europa le basi del piano di rilancio da presentare a settembre. 

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