Brigandì restituirà 2 milioni
- direzione167
- 5 giu 2022
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LEGA NORD/CONDANNATO L’EX LEGALE DELL’ERA BOSSI: PATROCINIO INFEDELE E AUTORICICLAGGIO

MILANO. Si sarebbe creato, come aveva spiegato il pm nella requisitoria, "una sorta di 'tfr' non formalizzato per la sua uscita dal partito, appropriandosi in pratica di quasi 2 milioni di euro", riuscendo da "difensore a difendere se stesso ma anche a fare causa all'ente di cui era, allo stesso tempo, procuratore legale", ossia la Lega. Ora, però, Matteo Brigandì, storico legale in passato del movimento e soprattutto dell'ex leader Umberto Bossi, dovrà risarcire il Carroccio con più di un milione e 870mila euro di provvisionale "immediatamente esecutiva".
Lo ha deciso il giudice di Milano Chiara Valori condannando l'avvocato ed ex parlamentare leghista, imputato per patrocinio infedele e autoriciclaggio, anche a due anni e due mesi, senza sospensione della pena, nel processo nel quale la stessa Lega era parte civile col legale DomenicoAiello. E il Tribunale, proprio a garanzia delle giuste pretese di risarcimento del partito, ha disposto anche il sequestro conservativo di beni a carico di Brigandì per la stessa cifra. L'avvocato Aiello, con mandato conferito dall'allora segretario Roberto Maroni, che denunciò l'ex avvocato di Bossi nel 2012 e che ha anche testimoniato nel dibattimento, si è detto "soddisfatto dalla sentenza" e ha spiegato che "bisogna ora iniziare a comprende
re l'ampiezza e la natura dei danni causati dalle condotte di infedeltà. Danni enormi - ha aggiunto -. Ritengo irreversibili". Il giudice della decima penale ha riconosciuto Brigandì colpevole di entrambi i reati (per lui anche una multa da 6mila euro) e ha stabilito che il danno totale causato alla Lega dovrà essere quantificato in un giudizio civile, ma ha riconosciuto al Carroccio la provvisionale subito "esecutiva". Disposta anche la confisca di beni per oltre 1,67 milioni. Secondo le indagini, quando eravvocato della Lega, Brigandì si sarebbe reso "infedele ai suoi doveri professionali", omettendo "di denunciare il proprio conflitto di interessi" in relazione ad un decreto ingiuntivo, emesso nel 2004 e poi eseguito nel 2012 e da lui richiesto, incassando così quasi 1,9 milioni di euro di compensi per la sua attività. E avrebbe anche trasferito "la somma di 1,67 milioni" su un conto di una banca in Tunisia. Da qui l'accusa di autoriciclaggio. Il Tribunale di Milano, tra l'altro, in passato ave- va anche disposto un sequestro preventivo ai fini della confisca proprio di quasi 1,9 milioni di euro a carico di Brigandì, ma i 'sigilli' erano stati messi solo ad un immobile in Piemonte, non essendo stati rintracciati altri beni. E la Procura aveva anche attivato, senza esiti, una rogatoria per arrivare a bloccare quei soldi finiti in Tunisia.
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