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Buzzi chiede di essere scarcerato

MONDO DI MEZZO/I difensori depositano l’istanza dopo la sentenza della Cassazione



di Marco Maffettone

ROMA. Chiede di poter lasciare il carcere, Salvatore Buzzi, il ras della cooperative romane e figura-chiave nel maxi-processo al Mondo di Mezzo. Dopo la decisione della Cassazione che il 22 ottobre scorso ha fatto cadere l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, la difesa di Buzzi, condannato in secondo grado a 18 anni e 4 mesi, passa all'attacco e deposita una istanza alla corte d'Appello di Roma per chiedere "la revoca o la sostituzione della misura cautelare in atto". Nei giorni scorsi per l'altro condannato eccellente, l'ex Nar Massimo Car- minati, è stato revocato il 41 bis, il regime di carcere duro. Nell'istanza il collegio difensivo di Buzzi, composto dagli avvocati Alessandro Diddi e Pier Gerardo Santoro, afferma che alla luce della decisione della Cassazione "il trattamento sanzionatorio" nei confronti dell'im- prenditore, che si trova in carcere dal dicembre del 2014, "non potrà non subire un sensibile ridimensionamento rispetto a quanto determinato dal tribunale e dalla Corte di Appello". Per i ricorrenti "è ragionevolmente pronosticabile che la pena complessiva irrogabile potrà essere contenuta in una misura assai prossima alla metà di quella sino ad oggi determinata". In altri termini Buzzi ha un "presofferto" sufficiente, secondo i difensori, a sollecitare una immediata scarcerazione o, in secondo luogo, gli arresti domiciliari. Sul punto nell'istanza si afferma che "dalla data di esecuzione della ordinanza di custodia ad oggi sono trascorsi oltre quattro anni nel corso del quale sono certamente venute meno le condizioni storiche, sociali e, soprattutto, economiche per ipotizzare una ragionevole ripetizione di comportamenti del tipo di quelli posti in essere". A tale riguardo "stante la necessaria bilateralità del reato di corruzione, la trasformazione degli equilibri politici rendono impensabile che Buzzi possa oggi, qualora rimesso in libertà, svolgere attività imprenditoriali e, soprattutto, attività che comportino contatti con la pubblica amministrazione". Sul punto i difensori ricordano che "dal 2014 ad oggi si sono succedute ben due amministrazioni comunali". Nei prossimi giorni, quindi, la Corte d'Appello dovrà decidere in merito all'istanza. La partita, invece, sul ricalcolo della pena, così come sancito dalla Cassazione, si aprirà nei primi mesi del prossimo anno. Solo dopo, comunque, che la Suprema Corte abbia depositato le motivazioni della sentenza.

La decisione della Cassazione ha, comunque, prodotto effetti anche per le carcerazioni. Subito dopo la sentenza, infatti, in 9 sono entrati in carcere in applicazione della legge 'Spazzacorrot- tì, approvata il 31 gennaio scorso e che introduce "misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici". Il passaggio in giudicato della sentenza ha dato immediata esecuzione alla pena detentiva, precludendo ai condannati la possibilità di richiedere e usufruire di misure alternative al carcere, come l'affidamento in prova ai servizi sociali o gli arresti domiciliari.

Tra gli arrestati l'ex presidente dell'Assemblea Capitolina Mirko Coratti che deve scontare una pena residua di 3 anni, 7 mesi e 6 giorni di reclusione e l'ex presidente del X Municipio Andrea Tassone per una residua di 3 anni, 11 mesi e 16 giorni.

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