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C’ERA UNA VOLTA HOLLYWOOD

di Simona Balduzzi


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titolo originale: Once Upon a Time in... Hollywood anno: 2019 Paese: USA soggetto: Quentin Tarantino genere: commedia, drammatico durata: 161min regia: Quentin Tarantino sceneggiatura: Quentin Tarantino

produzione: Quentin Tarantino, David Heyman, Shannon Mcintosh distribuzione: Warner Bros , Pictures Italia

fotografia: Robert Richardson costumi: Arianne Philips cast: Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie, Emile Hirsch, Margaret Qualley , Timothy Olyphant, Julia Butters, Austin Butler, Dakota Fanning, James Landry Hebert, Bruce Dern, Mike Moe, Luke Perry, Damian Lewis, Kurt Russel, Zoe Bell, Al Pacino, Lorenza Izzo, Michael Madsen, Damon Herriman, Rafal Zawierucha


A discapito delle - 10 candidature e dei 2 Premi Oscar ; della candidatura al David di Donatello, ;delle 5 candidature e dei 3 Premi Golden Globes; delle 10 candidature e del Premio Bafta; di 1 candidatura a Cesar; 12 candidature e 4 Critics Choice Award vinti; di 4 candidature e 1 Premio vinto ai SAG Awards; a 1 candidatura a Directors Guild; 1 candidatura a CDG Awards ; 1 candidatura a Producers Guild ; 1 Premio ai ADG Awards e 1 premio ad AFI Awards; 4 candidature e 1 Premio ai NSFC Awards- “C’era una volta... a Hollywood”( 2019) , non ha del tutto convinto il pubblico. Nonostante al Box Office Italia, il film abbia incassato 12 milioni di euro. Non e’ di sicuro il Quentin Tarantino di “Pulp Fiction"( 1994), quello che firma la regia di “Once Upon a Time in ... Hollywood”-“C’era una volta a Hollywood”(2019) : piu’ freddo, distaccato, quasi chi- udesse un testamento . Cerebrale ed a tratti malinconico, questo film si inerpica su di un sentiero che narra dei macabri fatti realmente accaduti all’attrice Sharon Tate ( moglie del regista Roman Polanski), attraverso la storia di una carriera in declino; quella dell’attore Rick Dalton(Leonardo DiCaprio) . Un Quentin Tarantino che si genuflette sulla propria carriera attraverso una pellicola che lascia trapelare un inusuale ‘senso di morte’ da parte del regista ; un ‘autoflagellazione artistica che aveva trovato il suo prodromo già’ in “Grindhouse -A prova di morte (Death Proof” -2007) e in “Inglorious Basterds” (2009). Con un particolare cinismo verso la tipologia filmica italiana ‘spaghetti western’ ed un atteggiamento di chiusura in se stesso, questo grande regista narra di cio’ che vuole e sa esaltare maggiormente: il destino del cinema. Peccato che proprio la sua passione sembri morire in questo film, diventando per il grande regista, una sorta di maledizione dalla quale liberarsi. La sceneggiatura e’ buona : se non fosse per quello, sarebbe difficile comprendere il senso di tanta sintesi narrativa . Trama Siamo alla fine degli anni ’50 e l’attore Rick Dalton( Leonardo DiCaprio) si ritrova ad essere protagonista della popolare serie televisiva western Bounty Law , smanioso di fare il "grande salto" nel cinema. All’ indomani del 1969, la sua carriera non è pero’ decollata come previsto : anche Hollywood sta cambiando e Rick affoga le delusioni nell’alcool ,insieme alla sua inseparabile controfigura Cliff Booth( Brad Pitt)- da dieci anni al suo fianco. Sospettato di dolo e complicità nella morte di sua moglie, Cliff è stato bandito da tutti i set cinematografici hollywoodiani per aver scatenato una rissa contro Bruce Lee durante le riprese di un episodio de Il Calabrone Verde. Di fronte al consiglio di ripiego dell’agente di casting Marvin Schwarzs (Al Pacino) , Rick cade nello sconforto: la prospettiva indirizzatagli e’ quella di trasferirsi in Italia per trovare successo con film di serie B e spaghetti western. Finche’ , non gli giunge notizia che accanto alla sua dimora,si e’ appena trasferito il regista Roman Polanski (Rafal Zawierucha) -tra i nomi piu’ caldi al momento ad Hollywood- insieme alla giovane attrice Sharon Tate (Margot Robbie); sua moglie. Da sfondo a questa esistenza stanca e patinata, la comunità’ di Charles Manson (Damon Herriman) , decisa piu’ che mai ad uccidere i protagonisti di Hollywood , rappresentanti secondo Manson ,di un messaggio ipocrita.

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