“C’incateneremo a Roma”
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 2 min
THYSSEN/CONCESSA LA SEMILIBERTÀ AI DUE MANAGER TEDESCHI CONDANNATI. RABBIA DELLE FAMIGLIE
di Mauro Barletta

TORINO. Semilibertà per i due manager tedeschi condannati in Italia per il rogo alla Thyssenkrupp che, nel 2007, uccise sette operai. Passeranno le notti in cella e le giornate lavorando all'esterno. Questa, come anticipato dai media in Germania e come comunicato ieri alla procura generale di Torino, la soluzione individuata dall'autorità giudiziaria locale per Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz. "Sono basito, un aggettivo per descrivere le sensazioni che sto provando non è ancora stato inventato" è il primo commento di Antonio Boccuzzi, l'unico lavoratore sopravvissuto all'inferno di fuoco di quella notte. La voce di Rosina Platì è incrinata da lacrime di rabbia: "Ci incateneremo a Roma, andremo a Essen (la città tedesca dove magistratura si è occupata del caso - ndr), faremo qualcosa. Devono dirci come è stato possibile. Stasera volevamo festeggiare ma, in qualche modo, sentivamo che sarebbe arrivata una notizia di questo genere. Hanno giocato con noi e con il nostro dolore, adesso basta. Non ci fidiamo più di nessuno". Diversa l’opinione di Guarniello che all’epoca coordinò le indagini a Torino. "Passare la notte in un carcere significa, in ogni caso, privazione della libertà ... È una forma di esecuzione di una condanna" ha detto il magistrato (oggi in pensione). "Comprendo tutto - spiega - ma, personalmente, voglio considerare tutti gli aspetti della questione: i due condannati non sono a piede libero". Pochi giorni fa Eurojust, l'agenzia dell'Unione europea per la cooperazione giudiziaria, aveva inviato al procuratore generale del Piemonte, Francesco Saluzzo, una dettagliata informativa con i possibili sviluppi della situazione. La semilibertà, secondo quanto si apprende, non era menzionata. Tanto che il pg aveva annunciato che l'esecuzione della pena era imminente e sarebbe stata "carceraria". Ieri è arrivata a Torino la novità. In pratica verrà applicato l'istituto che in Germania è chiamato 'offener Vollzug', corrispondente alla nostra semilibertà: il condannato lascia la prigione al mattino per andare al lavoro, e vi torna alla sera. Per accedere a questo beneficio devono ricorrere alcune condizioni: assenza di recidiva, assenza di pericolo di fuga, assenza di possibilità di commissione di reati della stessa indole. Il piano di esecuzione della pena, in questo caso, è stato messo a punto dal ministero della Giustizia del land Nord Reno - Vestfalia. A uno dei due manager la semilibertà è già stata concessa. Per l'altro dovrebbe essere questione di ore. A Espenhahn, all'epoca dei fatti amministratore delegato, nel 2016 erano stati inflitti in via definitiva 9 anni e 8 mesi di reclusione; per Priegnitz, componente del gruppo, la pena era stata calcolata in sei anni e 10 mesi. A differenza degli altri quattro imputati italiani, che dopo la sentenza della Cassazione erano andati in carcere, i tedeschi erano rimasti a piede libero ricorrendo alla magistratura del loro Paese. Il loro ultimo ricorso era stato respinto a febbraio dal tribunale superiore di Hamm. Ma la condanna era stata ridotta a cinque anni: il massimo previsto in Germania per il reato di omicidio colposo.
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