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Cala il lavoro: crollano i consumi

ISTAT 2020/La spesa cresciuta solo online e nel reparto informatica. Aumentati i risparmi



di Chiara Munafò

ROMA. Il 2020 della pandemia è stato un anno senza precedenti anche per l’economia italiana. Il rapporto dell’Istat sui conti naznali per settore istituzionale indica un crollo della spesa per consumi delle famiglie del 10,9%, il più ampio mai registrata nei 25 anni di questa serie storica, iniziata nel 1995. Preoccupazione per il futuro e minori occasioni di spesa hanno portato, allo stesso tempo, la propensione al risparmio a schizzare al 15,8%, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. Alle famiglie sono venuti a mancare oltre 90 miliardi di euro di redditi da lavoro e il loro potere d’acquisto è diminuito. Le buste paga dei lavoratori dipendenti sono diminuite in media del 6,9%, e ancora maggiore è stata la perdita dei redditi derivanti dall’attività imprenditoriale (-12,2%). Ristori e aiuti del governo hanno provato a contenere il calo del reddito delle famiglie che, in media, è stato del 2,8%, e le perdite per le imprese facendo esplodere il deficit delle amministrazioni. L’indebitamento della P.A. è così aumentato di oltre cinque volte rispetto all’anno precedente, fino a 156,9 miliardi di euro e ha segnato un record storico (sempre dal 1995). Hanno pesato, da un lato le misure di sostegno a famiglie e imprese e, dall’altro lato, le minori entrate fiscali e contributive legate alla crisi. Tutti i settori analizzati dal rapporto, tranne la P.a., hanno registrato, per l’Istat, una “brusca flessione dell’attività produttiva” con le piccole imprese e i lavoratori autonomi che sono state le categorie più colpite. Nelle sole società non finanziarie, il valore aggiunto è crollato di circa 80 miliardi di euro rispetto al 2019 con un calo del 9,4%. E ancora maggiore è stato il calo degli investimenti fissi (-12,9%, il risultato peggiore dal 2009). Diverse dinamiche che emergono da questo rapporto dell’Istat sono comuni agli altri paesi europei. L’Eurostat registra, nel quarto trimestre del 2020, una propensione al risparmio nei paesi dell’Eurozona al 19,8%, il secondo valore più alto mai registrato a partire dal 1999. Anche a livello europeo, l’aumento della quota del risparmio è dovuta al fatto che i consumi diminuiscono rispetto al terzo trimestre del 3,7%, più di quanto calino i redditi delle famiglie (-0,8%). L’Istat ha pubblicato inoltre le statistiche sull’andamento delle vendite al dettaglio a febbraio 2021. I dati mostrano un aumento del 6,6% rispetto a gennaio 2021, trainato dal recupero delle vendite non alimentari (+14,8%) e un calo su base annua del 5,7% rispetto a febbraio 2020, prima del lockdown. Nei dodici mesi hanno il segno meno sia i piccoli negozi sia la grande distribuzione, e persino i discount che di solito resistono nei periodi di crisi. Crescono solo le vendite on line del +35,8% e, tra i prodotti, le dotazioni per l’informatica e le telecomunicazioni e gli elettrodomestici, acquisti che parlano dei lunghi periodi passati in casa tra smart work, DAD e zone rosse. Coldiretti sottolinea come, per la prima volta dall’inizio della pandemia, “gli italiani sono costretti a tagliare anche la spesa alimentare che crolla del 5,5%” rispetto a febbraio 2020. E le associazioni imprenditoriali del commercio denunciano “vendite a picco con le zone rosse”, con Confesercenti, e “se- gnali di crisi permanente dei consumi” con Federdistribuzione. Mentre Confcommercio riconosce che il dato delle vendite di febbraio è comunque “un pò migliore delle attese”. Anche l’Unione nazionale consumatori parla di “dati incoraggianti” mentre Coop Italia segnala che le vendite di Pasqua, ad aprile, sono aumentate del 5% rispetto al 2020 e cresciute anche rispetto al 2019, prima del Covid. Vi legge un segno che, nonostante tutto, “le famiglie italiane vogliono tornare a spendere”.

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