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CambioaiverticidiCassa,arrivaScannapieco

Cdp/Il vicepresidente della Bei è l’uomo scelto dal governo per guidare il braccio finanziario del Tesoro



di Enrica Piovan

ROMA. Inizia l'era di Dario Scannapieco alla guida di Cassa depositi e prestiti. Il vicepresidente della Bei è l'uomo scelto dal governo per guidare il braccio finanziario del Tesoro proprio nella fase in cui Cassa dovrà giocare un ruolo chiave nella realizzazione del Pnrr. Confermato il presidente Giovanni Gorno Tempini, mentre in consiglio di amministrazione si rafforza la presenza femminile con i consiglieri donna che salgono a quota cinque (su 9 componenti) da tre del board uscente. Il cambio al vertice di Cassa è stato ufficializzato dal Ministero dell'economia, azionista di controllo (con l'82,77%), che ha formalizzato la lista dei nomi poi approvata dall'assemblea di Cassa depositi e prestiti. Scannapieco, romano 53 anni, dal 2007 alla Banca europea degli investimenti e considerato un Draghi boy, è l'uomo scelto per il ruolo di a.d. Prende il posto di Fabrizio Palermo che tre anni fu il nome - in quota M5s e gradito alla Lega - che venne preferito proprio a Scannapieco. Sulla poltrona di presidente resta invece Gorno Tempini (nominato nell'ottobre 2019), che è stato designato dalle Fondazioni (che possiedono il 15,93%) insieme ad altri due membri del board (Matteo Melley e Alessandra Ruzzu). Tra i 9 membri del consiglio vengono confermate anche Fabiana Massa Felsani e Fabrizia Lapecorella, cui si aggiungono tre nuovi componenti: Anna Girello Garbi, Giorgio Toschi e Livia Amidani Aliberti. L'assemblea di Cassa oltre alle nomine ha approvato anche il bilancio 2020, chiuso con un utile ante imposte a quota 2,5 miliardi di euro, in significativa crescita rispetto al 2019 (+25%), e la distribuzione di un dividendo di 2,22 miliardi. Di questo tesoretto, il Ministero dell'economia incasserà la fetta più consistente, pari a circa 1,84 miliardi (353 milioni alle Fondazioni). Via libera dell'assemblea, in sede straordinaria, ad alcune modifiche dello Statuto riguardanti, tra l'altro, il recepimento dei più stringenti requisiti degli amministratori e dei sindaci, l'innalzamento a due quinti delle quote di genere negli organi sociali e l'introduzione del principio di sviluppo sostenibile. A Scannapieco viene affidata una macchina che nel 2020 ha mobilitato risorse per circa 39 miliardi a livello di Gruppo (22 miliardi dalla sola spa) a beneficio di imprese, infrastrutture e Pubblica amministrazione e cooperazione Internazionale, con una crescita significativa (+11%) anche in risposta all'emergenza sanitaria. E che gestisce un risparmio postale che ha raggiunto lo scorso anno 275 miliardi (+4% ad un livello mai così alto dal 2013). La cassa ora si trova davanti alla sfida del Recovery con gli oltre 200 miliardi in arrivo per l'Italia. Una sfida che Scannapieco ha già ben chiara. Le parole chiave" per il Recovery fund sono "discontinuità, ambizione, concretezza e rapidità", diceva a febbraio in audizione alle Camere. Palermo lascia a Scannapieco una serie di dossier importanti. Dalla partita per Autostrade per l'Italia, arrivata ormai alle battute finali (lunedì l'assemblea di Atlantia voterà sull'offerta del consorzio guidato da Cassa insieme ai fondi Blackstone e Macquarie per l'88,06% di Aspi; dopodiché il board atteso entro l'11 giugno ufficializzerà la decisione finale), a quella della Rete unica con l'aumento della partecipazione in Open Fiber. Per Palermo, che vanta i risultati ottenuti e un diffuso sostegno nella maggioranza, con il M5s in testa, potrebbe ora arrivare l'indicazione al vertice di un'altra partecipata: circola l'ipotesi di Leonardo, mentre sembrerebbe tramontata la possibilità di una staffetta con Domenico Arcuri a Invitalia.

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