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Caos Libia, l’ansia dell’Onu

SITUAZIONE DEFINITA “PREOCCUPANTE”. DI MAIO: STOP AL FLUSSO DELLE ARMI



di Rosanna Pugliese

BERLINO. Resta “preoccupante” la situazione in Libia, e l’allarme dell’Onu, arrivato a quattro settimane dalla conferenza di Berlino nel corso del follow-up Committee di Monaco, rafforza un’amara presa d’atto della comunità internazionale: quello che è stato deciso al grande vertice organizzato da Angela Merkel è ancora lontano dall’esser realizzato.“Domani (oggi per chi legge, ndr) discuteremo a Bruxelles, in un importante consiglio dei ministri degli Esteri, di una missione europea, che avrà il compito di dare un segnale chiaro: in Libia va bloccato il flusso delle armi”, ha spiegato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ai giornalisti, dopo la riunione ministeriale che si è tenuta a margine della Conferenza della Sicurezza a Monaco.Non una missione militare, ha sottolineato, ma l’Europa dovrà utilizzare anche mezzi militari per un monitoraggio del rispetto dell’embargo e del cessate il fuoco, che potrebbe avvenire “via mare, via terra e per via aerea”.Tuttavia è anche questo punto ad accendere la discussione a margine del tavolo, a cui ieri sedevano 12 Stati e tre organizzazioni internazionali: è stato l’Alto Rappresentante per la politica estera dell’Ue Josep Borrell a lanciare infatti un appello forte, indignandosi per il veto austriaco sul riavvio della missione marittima Sophia. “Non può accadere che a causa del veto di un solo Stato, che peraltro non ha una Marina propria, si debba bloccare la missione marina europea”. “Se succede, rispondere ‘peccato non c’è stata l’unanimità’ è semplicemente ridicolo!”, ha sbottato, puntando il dito contro il tallone d’Achille del metodo europeo.“La situazione sul terreno resta preoccupante anche se ci sono dei segnali positivi”, ha denunciato dal canto suo l’ inviata aggiunta dell’Onu Stephanie Williams. Positivo è che il prossimo 26 febbraio, per la prima volta dopo due anni, le parti in confitto dialogheranno. Ma mentre la diplomazia procede a rilento, “la popolazione continua a soffrire, e l’economia continua a deteriorarsi, esarcerbata anche dal blocco dei pozzi petroliferi”. Haftar rimuova il blocco, ha tuonato l’Onu, perché questa situazione si superi. Il quadro generale viene supportato da alcuni dati: sono state 150 le violazioni al cessate il fuoco, ha riportato Williams, e sono 140 mila i libici scappati e sfollati.La conferenza di Berlino è stata insomma una tappa importate, ma il percorso per una soluzione effettiva al conflitto è ancora lungo, hanno convenuto i presenti. A marzo il Committee follow up potrebbe tenersi a Roma, è stato detto fra l’altro. E del resto l’Italia ha ottenuto “un importante riconoscimento” - nelle parole di Di Maio e Lorenzo Guerini - con l’apertura di Berlino ad accoglierla nel formato E3 sull’Iran, proprio con un occhio alla Libia, come affermato ieri dalla ministra della Difesa tedesca Annegret Kramp-Karrenbauer.Dopo la ministeriale, in un panel dedicato all’Europa introdotto proprio dal ministro degli Esteri, Di Maio ha ribadito alla platea del forum che “per l’Italia la stabilizzazione della Libia è un obiettivo prioritario che rappresenta una costante nella politica estera e della sicurezza”.A chi rimprovera l’Europa di aver perduto influenza sul dossier, “va risposto che l’Europa non manda armi né mercenari”, ha aggiunto. Come pure va ribadito che la crisi di Tripoli ha bisogno di una risposta della comunità internazionale, “nessuno pensi di poter fare da solo”.

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