Cassazione, assist a Salvini
- direzione167
- 5 giu 2022
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MIGRANTI/LA CORTE DÀ RAGIONE ALVIMINALE SUI PERMESSI UMANITARI: ESSERE INTEGRATO NON BASTA

ROMA. Il solo fatto di essersi socialmente ed economicamente inseriti nella società italiana non è sufficiente per dare ai migranti il permesso di soggiorno per motivi umanitari. A dirlo sono le Sezioni Unite della Cassazione dando ragione al Viminale - guidato da Matteo Salvini quando il ricorso è stato depositato - che sosteneva che i permessi non possono essere concessi sulla base del solo elemento dell'integrazione e che invece occorre comparare anche la "specifica compromissione" dei diritti umani nel Paese di origine di chi chiede di poter rimanere in Italia. "Sui permessi umanitari aveva ragione la Lega. L'ha stabilito la Corte di Cassazione. È la migliore risposta agli ultrà dei porti aperti e che vorrebbero cancellare i decreti sicurezza", ha commentato il leader del Carroccio Salvini. La Suprema Corte ha annullato con rinvio al giudice di merito la decisione della Corte di Appello di Firenze che, nel 2017, aveva dato il via libera al permesso di soggiorno a un migrante bengalese perché ave- va trovato un lavoro stabile e quindi si era integrato ed era sto ritenuto giusto farlo rima- nere. Con altri due verdetti dello stesso tenore, inoltre, le Sezioni Unite hanno annullato con rinvio la concessione del permesso a due cittadini gambiani. Il primo lo aveva ottenuto in base al fatto che studiava all'Università di Trieste e aveva buoni rapporti sociali mentre in Gambia non aveva più nessuna relazione, e il secondo per una generica situazione di pericolo alla quale sarebbe stato esposto nel suo Paese di origine. "In tema di protezione umanitaria - afferma la Cassazione, sentenza 29459 -, l'orizzontalità dei diritti umani fondamentali comporta che, ai fini del riconoscimento della protezione, occorre operare la valutazione comparativa della situazione soggettiva e oggettiva del richiedente con riferimento al paese d'origine, in raffronto alla situazione di integrazione raggiunta nel paese d'accoglienza". Gli 'ermellini', inoltre, hanno anche stabilito che il cosiddetto ddl Salvini - oggetto dell'intervento chiarificatore delle Sezioni Unite, dopo decisioni contrastanti della stessa Suprema Corte - non si applica retroattivamente per quanto riguarda i permessi umanitari. Si tratta del provvedimento sulla sicurezza voluto dall'ex ministro dell'interno leghista Matteo Salvini (dl 4 ottobre 2018 n. 113) ed entrato in vigore il 5 ottobre 2018 con l'introduzione di norme più rigide sull'immigrazione e la sicurezza urbana. Tuttavia, i supremi giudici - nonostante la sancita non retroattività - hanno stabilito che le domande di soggiorno "saranno scrutinate sulla base della normativa esistente al momento della presentazione della domanda ma in tale ipotesi l'accertamento della sussistenza dei presupposti per il riconoscimento del permesso di soggiorno per motivi umanitari" condotta seguendo le norme in vigore prima del dl 113 del 2018 "comporterà il rilascio del permesso di soggiorno per 'casi speciali'", introdotto dalla 'riforma' Salvini. Per i migranti è una cattiva notizia perchè si tratta di un permesso che vale un solo anno, mentre prima il 'nulla osta' valeva per due anni.
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