Cile: esercito condanna sue azioni durante dittatura Pinochet
- direzione167
- 5 giu 2022
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Prima volta che l'arma ammette violazioni dei diritti umani

SANTIAGO DEL CILE, 04 MAR - L'ex comandante in capo dell'esercito cileno, generale Ricardo Martínez, dimessosi due giorni fa perché implicato in un caso di corruzione nell'Arma, ha diffuso prima di abbandonare definitivamente il suo incarico un rapporto in cui per la prima volta si ammettono violazioni dei diritti umani compiute dai militari durante la dittatura di Augusto Pinochet. Il documento, intitolato 'Riflessione sulle azioni dell'esercito e dei suoi membri negli ultimi 50 anni e loro effetti sull'etica militare', esamina il comportamento militare fra il 1973 e il 1989, e non esita a condannare operazioni , quali i massacri compiuti dalla 'Carovana della morte', e gli assassinii di ufficiali contrari al golpe, come quello del generale cileno Carlos Prats in Argentina nel 1974. In particolare l'ex generale Martínez ha sostenuto che nel 1973 "uno degli episodi più riprovevoli fu appunto la 'Carovana della morte' guidata dal generale Sergio Arellano Stark, che attraversò varie regioni del nord e del sud del Paese, lasciando una scia di esecuzioni extragiudiziarie che hanno gravemente colpito l'Istituzione e che hanno comportato processamento e condanna di membri dell'esercito". Per quanto riguarda infine l'omicidio a Buenos Aires dell'ex comandante in capo, il generale Carlos Prats, e di sua moglie, Sofía Cuthbert, "di cui sono stati ritenuti responsabili alcuni membri dei (servizi di intelligence) Dina", si "è trattato di una grande vergogna istituzionale, nonostante sia stato realizzato da un organismo di sicurezza che non apparteneva all'esercito". Tuttavia, ha concluso il rapporto, "apparteneva all'istituzione la maggior parte dei condannati" per quello che è stato "un crimine estremamente codardo, vergognoso, violento, crudele e riprovevole".
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