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Comandante CC muto dal Gip

“MAI AVUTE SANZIONI DISCIPLINARI IN 30 ANNI”. INCIDENTE PROBATORIO SU TRACCE E DNA



di Marco Guidelli

PIACENZA. Esce dal tribunale con lo sguardo nascosto dietro agli occhiali da sole e una 24 ore in mano. “In 30 anni non ho mai avuto una sanzione disciplinare, come pensate si possa stare?”. Il maresciallo Marco Orlando non ci sta ad essere considerato parte di quel sistema criminale che per la procura era stato messo in piedi dai carabinieri nella caserma Levante di Piacenza: arresti pilotati per sequestrare la droga e poi rivenderla attraverso galoppini ai quali spettava il 10% dei guadagni e poi minacce, botte e torture. Davanti al Gip Luca Milani per l’interrogatorio di garanzia - il comandante della Levante è ai domiciliari con le accuse di falso, arresto e perquisizione illegale, abuso d’ufficio - Orlando però ha fatto scena muta. “In questa fase abbiamo preferito avvalerci della facoltà di non rispondere, valuteremo se essere sentiti più avanti” ha detto il suo avvocato Antonio Nicoli. Il perché il maresciallo non abbia parlato è chiaro: prima vuole vedere cosa hanno detto i suoi sottoposti negli interrogatori e capire fino a che livello lo chiamano in causa. Non è un segreto che sia Giuseppe Montella sia gli altri militari abbiano infatti raccontato che il maresciallo era informato degli arresti che venivano eseguiti e che era proprio Montella a metterlo al corrente. Così ha deciso di aspettare che vengano depositati i verbali preferendo difendersi con il suo stato di servizio. “Potete immagi- nare umanamente come ci senta - ha mormorato lasciando il tribunale - Dopo 30 anni di onorata carriera secondo voi come si può stare? Non ho mai avuto una sanzione disciplinare e le mie note caratteristiche sono eccellenti”. Scena muta anche per Maria Luisa Cattaneo, la compagna di Montella che per i pm era complice del suo uomo ed era informata di tutte le sue azioni, compresi i pestaggi tanto che in un’intercettazione si sente la voce di Montella raccontarle quel che è avvenuto con un nigeriano che era appena stato arrestato: “lo abbiamo massacrato”. “E’ molto provata - ha raccontato il suo legale Daniele Pezza - ma ha reso dichiarazioni spontanee dichiarandosi estranea ad ogni attività di spaccio”. L’inchiesta intanto va avanti e sono ancora tanti gli aspetti che vanno chiariti. A partire dalla catena di comando, con i pm che presto sentiranno i vertici dell’Arma che si sono avvicendati in città e lo stesso Rocco Papalaeo, il maggiore che ha fatto partire le indagini, per capire come sia possibile - lo ha scritto anche il gip nell’ordinanza - che nessuno si sia accorto di nulla di quel che accadeva. Solo quando saranno più chiari i contorni della vicenda, potrebbero esserci nuove iscrizioni nel registro degli indagati. L’altro aspetto fondamentale sul quale stanno lavorando investigatori e inquirenti è legato all’analisi della documentazione - ordini di servizio, verbali di arresto, comunicazioni interne - sequestrata nella caserma e agli esami tecnico scientifici che dovranno esser effettuati nei locali della stazione per rilevare eventuali tracce ematiche, biologiche e di dna che poi dovranno essere comparate con quello degli indagati. Perché secondo l’accusa è anche in quelle stanze che si sono verificate le violenze. “E’ un momento investigativo importante”, ha ammesso il procuratore Grazia Pradella, che con i colleghi aveva già disposto un accertamento tecnico urgente da parte del Ris per martedì. Un percorso che però è stato bloccato dalla richiesta di incidente probatorio presentata dall’avvo- cato dell’appuntato scelto Antonio Esposito, uno degli arrestati. “I fatti contestati - ha spiegato l’avvocato Pierpaolo Rivello - risalgono a diversi mesi fa e dunque non c’è l’urgenza necessaria per procedere con l’accertamento tecnico urgente. L’incidente probatorio consentirà a tutti di essere più garantiti. Nei processi la prova scientifica è fondamentale e dunque è nell’interesse di tutti fare le cose al meglio”.

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