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“Con il Covid politica in crisi”

CITTÀ DEL VATICANO/IL PAPA PARLA DI “ISOLAMENTO” E “IPERTENSIONE SOCIALE”



di Fausto Gasparroni

CITTÀ DEL VATICANO. Un momento di “crisi” per la politica, ma anche l’occasione per aprire la via a una politica “migliore”. E’ la pandemia per papa Francesco, che ieri, rivolgendosi in udienza ai ‘Leaders pour la Paix’ fondazione internazionale promossa dall’ex primo ministro francese Jean-Pierre Raffarin, ha notato che “con il suo lungo strascico di isolamento e di ‘ipertensione’ sociale”, il Covid “inevitabilmente ha messo in crisi anche l’agire politico in sé stesso, la politica in quanto tale”. “Ma pure questo fatto - ha detto - può diventare un’opportunità, per promuovere una ‘migliore politica’, senza la quale non è possibile ‘lo sviluppo di una comunità mondiale, capace di realizzare la fraternità a partire da popoli e nazioni che vivano l’amicizia sociale’”. Il Pontefice, che più volte nel suo discorso ha citato l’enciclica ‘Fratelli tutti’, ha prospettato una politica “che si attui come ‘architettura e artigianato della pace’”, coinvolgendo così “anche quei settori che spesso sono esclusi o resi invisibili”. Francesco ha sottolineato che “il nostro incontro avviene in un momento storico particolarmente critico”. La pandemia “purtroppo non è stata ancora superata e le sue conseguenze economiche e sociali, specialmente per la vita dei più poveri, sono pesanti”. Essa, ha rilevato, “non solo ha impoverito la famiglia umana di tante vite, ognuna preziosa e irripetibile; ha anche seminato molta desolazione e aumentato le tensioni”. E “di fronte all’aggravarsi di molteplici crisi convergenti, politiche e ambientali - fame, clima, armamento nucleare, per citarne alcune - il vostro impegno per la pace non è mai stato tanto necessario e urgente”, ha avvertito. Per il Papa, “la sfida è quella di aiutare i governanti e i cittadini ad affrontare le criticità come opportunità”. Ad esempio: “certe situazioni di crisi ambientale, purtroppo aggravate dalla pandemia, possono e dovrebbero provocare una più decisa assunzione di responsabilità, prima di tutto da parte dei dirigenti più alti, e quindi, a cascata, anche ai livelli intermedi e nell’intera cittadinanza”. In realtà, ha aggiunto, “vediamo come non di rado è ‘dal basso’ che provengono sollecitazioni e proposte”. “Questo è molto buono - ha ammesso -, benché a volte tali iniziative vengano strumentalizzate per altri interessi da gruppi ideologizzati”. Per Francesco, oltre a por- re al centro “la dignità della persona” e promuovere “una ‘cultura dell’incontro’, in cui ascoltiamo e accogliamo i nostri fratelli e sorelle”, a livello istituzionale “è urgente favorire il dialogo e la collaborazione multilaterale”, perché “gli accordi multilaterali garantiscono meglio di quelli bilaterali ‘la cura di un bene comune realmente universale e la tutela degli Stati più deboli’”. Alle parole del Papa hanno fatto eco oggi quelle del presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, che nella messa di inaugurazione del Santuario del Sacro Cuore di Gesù a Urbino ha sottolineato che “di fronte alle conseguenze di una crisi mondiale dovuta alla pandemia, dinanzi a emergenze umanitarie come quella dei profughi (non solo afghani ma da molti altri paesi), oggi più che mai è necessario andare incontro ai piccoli”. Che “non sono solo i senza terra, o i poveri, o gli stranieri, ma anche i nostri bambini, i giovani, gli anziani, i disoccupati: tutti coloro che non riescono a far sentire la propria voce, o non possono contare sulle proprie ricchezze, ma solo sull’amore di Dio e dei fratelli”. Per Bassetti, “è importante, oggi più che mai, ricordare che l’amore di Dio è per tutti, che nessuno è straniero davanti a lui, e tutti siamo cittadini di questa nostra terra”. Ed essa “sarà in grado di sostenere le future generazioni solo se ci considereremo ‘Fratelli tutti’, come ha scritto papa Francesco nella sua enciclica”.

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