Conte: ascoltare e soldi veri
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
LE MOSSE ANTI-ASSEDIO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO. SU DPCM NESSUN PASSO INDIETRO

di Michele Esposito
ROMA. Ascolto e corsa contro il tempo per i ristori, ma nessun dietrofront sul Dpcm, anche perché i dati sui contagi non promettono nulla di buono. In una delle giornate più difficili da quando la pandemia ha invaso l’Italia, a Palazzo Chigi si cerca di delineare una strategia anti-assedio. Non sarà facile e nella sede del governo la preoccupazione, in queste ore, è piuttosto alta ed è alimentata da quella che appare come una minacciosissima tenaglia: da un lato l’elenco infinito di proteste che si susseguono dal Nord al Sud, dall’altro il rischio che, nel giro di pochi giorni, l’impennata della curva renda necessari provvedimenti ancora più restrittivi. L’obiettivo di Conte sarebbe quello di arrivare con queste misure a fine novembre. E, anche per questo, il premier non può permettersi passi indietro sul Dpcm. Nonostante le stilettate di Matteo Renzi, le richieste di Stefano Bonaccini e la rabbia della piazza. Una rabbia con la quale Conte cerca un dialogo diretto. Oggi riceverà tutte le categorie colpite dalle chiusure mentre nel pomeriggio incontra una delegazione dei manifestanti che, per ore, avevano protestato davanti a Montecitorio. Ambulanti, esercenti legati al mondo delle fiere che vengono da ogni parte d’Italia e ai quali ad un certo punto si unisce anche Matteo Salvini. Incassando plausi e fischi. Conte, per ora, non può che seguire questo binario e accelerare il più possibile per dare soldi veri - e senza i ritardi emersi nella prima ondata - a chi è costretto a chiudere. E la strategia delle chiusure, spiega una fonte di maggioranza, viene condivisa anche dai principali Paesi europei, a differenza di quanto accaduto nella scorsa primavera. Il Dpcm, spiega la stessa fonte, non è certo controcorrente rispetto al trend delle politiche anti-Covid in Ue. Il premier, però, deve guardarsi anche alle spalle. Il Dpcm è stato un “parto” difficile per il governo e la chiusura di ristoranti, bar, piscine e palestre sin dall’inizio non era piaciuta né a Iv né a buona parte del M5S. La reazione dei due partiti, tuttavia, è differente. I renziani, nel primo giorno della sua entrata in vigore chiedono il “conto” del Dpcm a Conte, aprendo una nuova faglia nella maggioranza. Non dovrebbero essere piaciute, a Palazzo Chigi, le parole di Italia Viva in un momento in cui Conte non fa che rimarcare, sulla scia degli appelli del Quirinale, un confronto leale e responsabile. Il premier sceglie di non rispondere. A farlo sono il segretario del Pd Nicola Zingaretti e il capo delegazione del M5S Alfonso Bonafede. Ma il Movimento non è certo privo di malumori. E da ore ha puntato il mirino sulla titolare del Mit Paola De Micheli e, più sotterraneamente, anche sul ministro della Salute Roberto Speranza e Dario Franceschini. “Che Renzi cavalcasse la protesta di ristoranti e bar era prevedibile, è una cosa molto popolare”, sottolinea una fonte pentastellata ribadendo, tuttavia, come mai come in questo frangente un atteggiamento eccessivamente aggressivo del Movimento potrebbe far cadere l’intero castello del governo. Il premier, nei prossimi giorni, dovrà rispondere a diverse sollecitazioni. Quelle del Pd, innanzitutto, che gli chiede più coraggio nelle decisioni e, con ancora più vemenza, un tagliando almeno programmatico. Ma sono le piazze, in queste ore, a preoccupare Conte, con una lista di esercenti delusi che si allunga di giorno in giorno investendo tutte quelle attività - tassisti, organizzatori di matrimoni, agenzie di viaggio, lavanderie industriali - coinvolti indirettamente nelle chiusure. A tutti loro Conte cercherà di dare una risposta. Con l’obiettivo di evitare quel lockdown totale che avrebbe, sulla tenuta sociale del Paese, esiti imprevedibili.
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