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Conte, scivolone sulla Libia

LE OPPOSIZIONI: ENORME GAFFE INTERNAZIONALE L’INCONTRO CON HAFTAR A ROMA



Paola Tamborlini

ROMA. Sospetti incrociati, dubbi, accuse. Il giorno dopo lo strappo del premier libico Fayez al Sarraj, che tornando da Bruxelles ha sorvolato l’Italia senza atterrare, il governo cerca di recuperare quella che l’opposizione definisce una gaffe internazionale senza precedenti. E lo fa con un vertice di diverse ore sulla Libia che punta anche a mostrare un’unità ritrovata tra il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Quel che è certo è che al momento Tripoli non intende arretrare di un millimetro, tanto che sfuma, almeno per il momento, anche l’ipotesi di una ‘telefonata riparatrice’ tra Conte e Sarraj. L’accusa nei confronti dell’Italia, filtra da fonti vicine a Sarraj, è di non aver avvisato il governo di unità nazionale dell’invito del generale Khalifa Haftar a Palazzo Chigi. Non solo. Un peso sulla scelta del premier libico di disertare l’invito lo avrebbe avuto anche il timing: accogliere cioè il rappresentante del governo formalmente riconosciuto dall’Onu solo dopo aver parlato con il suo rivale, “un criminale di guerra”. La realtà però, secondo fonti di Palazzo Chigi, sarebbe tutt’altra. Un freno all’arrivo di Sarraj in Italia sarebbe giunto dalla Turchia di Erdogan, impegnata a lanciare l’appello congiunto con la Russia sul cessate il fuoco. E che già poco più di un anno fa, alla conferenza di Palermo, aveva lasciato i lavori in anticipo perché esclusa dal vertice con Sarraj e Haftar per il veto, accusò allora Ankara, posto del generale.

Da Palazzo Chigi si ribadisce come Sarraj sapesse dell’arrivo di Haftar. Quel che è certo, tuttavia, è che, nella giornata di mercoledì, sono trapelate molte più notizie del previsto. Provocando, secondo alcune fonti ben informate, l’irritazione dello stesso Conte, che aveva ottenuto una discrezionalità di gran lunga superiore in occasione dei precedenti incontri con Haftar a Roma. Il premier, in ogni caso, continua a tessere la sua tela diplomatica e avrebbe deciso di recarsi a strettissimo giro, forse già lunedì e martedì, in Turchia, negli Emirati e in Egitto per portare avanti lo sforzo diplomatico sulla Libia portando un contributo concreto anche alla prossima conferenza di Berlino. E lavorando, allo stesso tempo, anche al rapporto con Tripoli. Sarraj, secondo fonti libiche, sarebbe molto irritato con Roma, alla quale anche ieri ha lanciato un segnale chiaro: il ministro dell’Interno Fathi Bishaga ha infatti percorso, sullo stesso aereo che ieri non è atterrato nella capitale, il tragitto che avrebbe dovuto portare il premier libico in Italia. Giunto a Ciampino, avrebbe incontrato però solo l’ambasciatore Usa a Tunisi, Donald Blome; così come ha fatto anche Haftar, rimasto a Roma dopo l’incontro di mercoledì con Conte. Il lavoro diplomatico del governo prosegue anche in Europa. Di Maio, che mercoledì prossimo riferirà alla Camera su Iran e Libia, ha sentito il suo omologo tedesco Heiko Mass, tornando a ribadire la necessità di stabilire una data per la conferenza di Berlino. Ma il vertice a Palazzo Chigi è servito anche a fare il punto su un altro tema spinoso per il governo: le missioni estere. Conte ha ribadito che per il momento l’assetto non cambia, anche se resta certamente la massima attenzione per la sicurezza dei militari italiani. D’accordo il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, secondo il quale bisogna però “valutare insieme la possibilità di riconfigurazione del nostro impegno, anche approfondendo la possibilità di rafforzare il ruolo della Nato e dei Paesi europei”. Intanto è slittato a martedì l’incontro annunciato da Conte con i capigruppo di maggioranza e opposizione sulle crisi in Medio Oriente. Causa dello slittamento, spiegano dal governo, la volontà di permettere a tutti di partecipare, ministri inclusi.

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