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Conte strega la Festa del Pd

BOLOGNA/IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO PARLA DELLA SCUOLA E DEL RECOVERY FUND



di Gianluca Angelini

BOLOGNA. Un breve applauso. E un grido, ‘bravo presidente’, strappato sul vialetto che conduce all’area-dibattiti. Debutta così, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, alla sua prima “Festa del’Unità in assoluto”, ospite d’onore della kermesse nazionale del Pd in corso a Ponte Alto a Modena. Città roccaforte demo-cratica, curiosa - tra le stradine e gli stand della festa - di ascoltare il premier, alla guida di un esecutivo giallorosso, e il suo pensiero su una alleanza di governo attesa alla prova del referendum e del voto regionale, che potrebbe allungare la sua ombra sui rapporti tra il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle. Giunto direttamente da Beirut, Conte ‘incassa’ subito l’applauso di diverse decine di persone in attesa sul viale che conduce alla sala dibattiti dove lo attende un colloquio con la giornalista Maria Latella. Un dibattito, durante il quale, non si sottrae a nessun argomento, dal Recovery Fund al Mes; dal dossier Autostrade a quello di Alitalia; dalla rete unica al rischio ‘rimpasto’ di Governo, in caso di una severa lezione per Pd e M5S alle prossime elezioni regionali. Dai rapporti con il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, “non ho mai avuto uno screzio con lui, è una persona leale e schietta”, dice, al prossimo ritorno di bambini e ragazzi a scuola dopo i mesi del lockdown (entro ottobre le scuole avranno tutti i banchi) , fino alle prospettive per una capitale come Roma. Un fuoco di fila cui Conte non si nega. D’altronde, è l’esordio davanti alla platea “questa è la mia prima Festa dell’Unità in assoluto e sono qui per essere intervistato” senza remore - osserva -: “gli applausi sono stati belli, sentiti e calorosi”. E dal palco, chiarito che tra alleati “ci stiamo amalgamando sempre di più e stiamo lavorando sempre meglio” il presidente del Consiglio sembra catturare il ‘popolo’ del Pd, raccogliendo diversi ‘battimani’, tanto da sentirsi gridare da un signore seduto in platea “grazie a Conte” quando tocca il tasto delle sovvenzioni delineate dall’Europa per l’Italia con il Recovery Fund. “Ci potremo ritenere appagati tutti solo quando i 209 miliardi verranno spesi e non sarà sprecato un solo euro - assicura al riguardo -: ben vengano tutte le competizioni locali e territoriali”, aggiunge riferendosi alle prossime elezioni regionali, “ma io ho un obbligo: portare portare a casa la partita” del Recovery Plan. Piano, garantisce ancora, che “non è in ritardo ma rispetta la tabella di marcia dell’Ue e soprattutto sarà forte e robusto ,con l’obiettivo di avviare riforme strutturali. Dunque, niente spese correnti, niente rivoli”. E questo, scandisce bene, perché “dietro ci deve essere un progetto per il Paese anche sul fronte delle infrastrutture, del lavoro e dell’eliminazione delle diseguaglianze”. Progetto che contemplerà anche la Capitale del Paese per la quale - sottolinea Conte - dobbiamo pensare ad uno statuto, anche normativo. Roma è la cartolina d’Italia ma è gravata da tanti oneri. Dobbiamo mettere Roma in condizione di migliorare tutte le sue performance. Nel Recovery Plan ci sarà un progetto significativo anche per Roma”. Poi, liquidata l’ipotesi di un “rimpasto”, definito un “termine logoro”, Conte si sofferma pure su Alitalia, che considera “una situazione complessa perché avere un vettore di bandiera è importante e ha un valore aggiunto notevole” ma “non vogliamo un carrozzone di Stato”. Considerazione, questa, che raccoglie il penultimo applauso - l’ultimo arriva quando dice che Salvini “non può mancare a nessuno, parla tutti i giorni così tante volte che è difficile che manchi...” - prima che i partecipanti al dibattito lo attornino sui vialetti verso i ristoranti della Festa.. Qualcuno riuscendo anche a scattarsi un selfie con il premier.

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