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Corsa contro il tempo per il Pnrr

VERIFICA DI DRAGHI CON I MINISTRI. ENTI LOCALI IN AFFANNO. SALVINI ALZA I TONI


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di Serenella Mattera

ROMA. Non vogliono farsi trovare impreparati, i ministri. Ciascuno di loro fa sapere che arriverà in Cdm con i compiti fatti e il cronoprogramma compilato sui 47 obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza da realizzare entro il 30 giugno. Mario Draghi ha chiesto a tutti di dare impulso al lavoro, perché in ballo ci sono 24,1 miliardi solo in questo semestre e la responsabilità, nei confronti dei cittadini e dell’Europa, di rispettare il cronoprogramma. Da qui ripartirà l’agenda del governo, dopo la sospensione dei giorni del Quirinale. Nella consapevolezza che l’impresa è difficile, perché per “mettere a terra” gli investimenti bisogna fare bandi, coinvolgere enti locali e soggetti privati. Senza considerare i nodi politici. Perché bisogna realizzare riforme come quella del Csm e ogni anno una legge sulla concorrenza. Ma dalle fila della larga maggioranza un ammaccato Matteo Salvini torna ad alzare la voce sull’agenda del governo, dal catasto all’immigrazione. Draghi trascorre la giornata al lavoro a Palazzo Chigi, impegnato in incontri come quello con Franco Bernabé, presidente di Acciaierie d’Italia spa, la società che gestisce gli stabilimenti ex Ilva di Taranto. Nel pomeriggio di oggi riunirà i suoi ministri per la seconda volta questa settimana, per approvare le nuove norme sulla quarantena a scuola e la durata del Green pass e ridefinire l’agenda dei prossimi mesi. C’è il Pnrr, certo, ma ci sono dossier aperti e ad alta tensione politica. Non solo la riforma del Csm su cui ha lavorato Marta Cartabia, ma anche l’intervento su concessioni di balneari e ambulanti - dopo lo stop alla proroga imposta dal Consiglio di Stato - su cui il leghista Massimo Garavaglia avrebbe pronta una proposta. Andrea Orlando ha in cantiere poi nuove norme per la sicurezza sul lavoro e anche la proposta di usare solo i contratti nazionali degli edili nei cantieri che accedano al Superbonus al 110%. Materia delicata, quest’ultima, se si considera che già M5s e Lega annunciano barricate contro la norma dell’ultimo decreto Sostegni che limita la cessione del credito per il Superbonus. E ancora, c’è il dossier pensioni e la proposta di Orlando di estendere a tutte le assunzioni per i bandi pubblici la quota del 30% di donne e giovani prevista per il Pnrr. E c’è la richiesta, messa a verbale da tutti i partiti, di un nuovo intervento contro il caro bollette, con risorse in deficit che la Lega vorrebbe portare fino a 30 miliardi. Uno scostamento probabilmente ci sarà ma di entità ben più ridotta, anche considerato che da marzo, con il Consiglio europeo straordinario di Parigi, entrerà nel vivo la discussione sulla revisione delle regole del patto di stabilità in cui Draghi vuol giocare un ruolo da protagonista. Come gestire i rapporti con i partiti, mentre si disputano rese dei conti interne e si apre la campagna elettorale per amministrative e referendum, è il nodo che il premier si trova ora ad affrontare. Salvini e Giuseppe Conte gli hanno chiesto un incontro e probabilmente lo otterranno e anche Fi mette le sue proposte sul tavolo. Ma se torna il gioco delle bandierine, non si stanca di avvertire un preoccupato Giancarlo Giorgetti, la maggioranza non durerà molto. Le scorie devono essere smaltite anche tra i ministri se è vero che Renato Brunetta vede qualche “imbarazzo” nei ministri che “non avevano sostenuto Draghi e Mattarella come grandi elettori”. Era difficilmente “praticabile”, ribadisce però Orlando, l’elezione di Draghi al Colle, perché non si sarebbe riusciti a fare un altro governo. Stare al concreto, ai dossier, è la scelta di Draghi. Ecco perché riparte dal Pnrr, che vede agli atti impegni corposi come una nuova legge sulla concorrenza e la spending review. Ai ministri il premier ha chiesto di indicare se servono norme o “correzioni” per gli obiettivi loro assegnati e far sapere se sono al passo col lavoro. Fari puntati sul ministero della Transizione ecologica, che ha 13 target da centrare, sui 30 investimenti e le 17 riforme da realizzare entro giugno. Vittorio Colao deve realizzare 6 gare per la Banda ultra larga che valgono 6,7 miliardi. Il Mise ha sei progetti ma dal valore enorme, come quello da 1 miliardo per lo sviluppo di fotovoltaico, eolico e delle batterie. La Sanità deve andare avanti sulla telemedicina e l’assistenza territoriale. La Cultura è alle prese con il rilancio dei borghi storici abbandonati (un miliardo). L’Università deve chiudere i bandi su 5 hub di ricerca. Il ministero dell’Economia lavora a pieno ritmo per questi obiettivi ma gli enti locali sono in affanno, chiedono assunzioni. Bisogna correre.

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