Corte dei Conti: gli aiuti siano selettivi
- direzione167
- 5 giu 2022
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Istat/Le difficoltà delle imprese sono evidenziate anche dall’Ufficio parlamentare di bilancio

ROMA. Meno aiuti a pioggia e più selettivi, sia alle imprese che ai lavoratori. Chiamata a lasciare il suo parere al Parlamento sul decreto Agosto, la Corte dei Conti ne approva sostanzialmente l'impianto, ma solleva qualche perplessità sull'atteggiamento generale tenuto finora dal governo, valido nella fase di emergenza Covid, ma che ora deve cominciare a porre dei distinguo. Tra i percettori di bonus e indennità (come già fatto ma solo parzialmente nello stesso decreto) ma anche tra le aziende, avendo ben presente le necessità della finanza pubblica e cercando quindi di destinare i sostegni a chi ha concrete possibilità di recupero. Secondo i magistrati contabili "se la scelta iniziale di procedere ad erogazioni di indennità diffuse e basate su criteri non eccessivamente discriminanti, è stata positiva, si pone ora la necessità di collegare le stesse alle condizioni economiche complessive dei percipienti". Allo stesso tempo andrebbero riconsiderate le politiche passive del lavoro, partendo da "una maggiore semplificazione e una più chiara separazione della funzione assicurativa generale da quella connessa alla gestione dei processi di crisi strutturale e delle correlate esigenze di ricollocazione dei lavoratori", e gli aiuti alle imprese andrebbero concentrati sulle realtà produttive considerate realmente in grado di agganciare la ripresa. Un'attenzione particolare andrebbe comunque dedicata alle imprese del turismo, almeno secondo i dati che emergono dalle statistiche consegnate dall'Istat alla Commissione bilancio del Senato. La quota di aziende che ha lamentato seri rischi operativi che ne mettono in pericolo la sopravvivenza nel 2020 è pari al 38% a livello complessivo ma risulta assai più alta in alcuni dei principali settori tourism-oriented: il 57,8% delle imprese dell'alloggio e il 66,5% di quelle della ristorazione, e più di sei imprese su dieci dei comparti della cultura, sport e intrattenimento. La crisi generata dall'emergenza Covid, evidenzia l'Istituto di statistica, sembra aver "spiazzato" una quota significativa delle imprese dei comparti tourism-oriented, soprattutto quelle di minori dimensioni. In particolare, circa un'impresa su tre nella cultura, sport e intrattenimento non ha messo in opera nessuna strategia di risposta alla crisi, quota che scende a poco meno del 20% nella ristorazione e nei servizi di alloggio. Il problema va però affrontato perché il settore turistico vale in Italia, tra comparto in senso stretto e indotto, circa 150 miliardi di euro, pari al 10% del valore aggiunto, e una sua caduta avrebbe conseguenze "pervasive" e diffuse su tutta l'economia, con effetti sul settore alimentare, agricolo, edito- riale e immobiliare. Le difficoltà delle imprese sono evidenziate anche dall'Ufficio parlamentare di bilancio che però mette in luce soprattutto i rischi futuri. Molte delle Pmi che hanno richiesto i prestiti al Fondo di garanzia potrebbero infatti dimostrarsi inadempienti al momento di ripagare il debito, considerando che le percentuali di rischio sono già aumentate negli ultimi mesi. Il Fondo va dunque adeguatamente rifinanziato, avverte l'Upb che fa i calcoli anche sulla cig. In questo caso le risorse destinate alle integrazioni salariali "appaiono superiori alle esigenze", sia alla luce del tiraggio del Cura Italia e del dl Rilancio, che in vista di una eventuale recrudescenza dell'epidemia. Finora ne è stato utilizzato meno di un terzo, tuttavia le risorse in eccesso non dovranno essere di- sperse ma rimanere a disposizione in vista della fine del blocco dei licenziamenti. Qualche buona notizia l'Upb la segnala infine sul fronte dei conti pubblici. Se quest'anno il decreto comporta soprattutto uscite e deficit, nel 2021 l'esecutivo potrà contare su 3,7 miliardi di entrate in più.
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