Del Vecchio punta al 20%
- direzione167
- 5 giu 2022
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MEDIOBANCA/LA RICHIESTA ALLA BCE. OBIETTIVO FINALE GENERALI. I NODI ALL’ESAME DELLA VIGILANZA

di Marcella Merlo
MILANO. Leonardo Del Vecchio rompe gli indugi e dopo sei mesi di interlocuzioni con Bankitalia porta alla Bce, attraverso Via Nazionale, la richiesta di raddoppiare la sua quota in Mediobanca, dal 9,9% al 20%. Così da diventare, fatto inedito nella storia di Piazzetta Cuccia dalla privatizzazione in poi, il primo azionista a detenere più del 10%. Con la prospettiva, se entro 90 giorni arriverà l’ok da Francoforte, di influire sulla gestione finora autonoma dell’istituto guidato da Alberto Nagel con Generali (della quale la milanese ha quasi 13%) come obiettivo finale. La richiesta alla Bce è stata preparata con l’aiuto di Vittorio Grilli di Jp Morgan, dopo che del Del Vecchio ha fatto a sorpresa il suo ingresso lo scorso settembre in Mediobanca per poi salire a novembre a ridosso della soglia del 10% in occasione dell’uscita di Unicredit dal capitale. In questi mesi Delfin, la cassaforte con la quale l’imprenditore controlla in prima battuta EssilorLuxottica, è stata rafforzata, ha partecipazioni per un valore di 22 miliardi, compreso il 4,8% di Generali, e di recente ha messo sotto il suo cappello sul 9,9% di Mediobanca che era parcheggiato in altre due società lussemburghesi, Aterno e Dfr Investment. Prima di esprimersi la Bce avrà da valutare diversi aspetti. Vorrà verosimilmente capire quale è il progetto industriale, viste le dichiarazioni in parte contraddittorie di Del Vecchio. In prima battuta a ottobre aveva auspicato che Mediobanca tornasse a fare di più la banca d’affari, meno dipendente dal credito al consumo di Compass e dai dividendi delle Generali. Poi però aveva espresso apprezzamento per il nuovo piano industriale, presentato da Nagel il 12 novembre, che in gran parte confermava le linee del piano precedente con lo sviluppo del risparmio gestito di CheBanca!, dichiarando che andava nella direzione auspicata da Delfin. All’esame della Bce ci sarà anche il tema Generali. Se da una parte Del Vecchio rileva conflitti di interesse per i buoni rapporti che Mediobanca ha con UnipolSai rispetto all’attività assicurativa della partecipata Generali, dall’altra con la salita di Delfin al 20% rischia di andare a creare lui stesso un intreccio azionario foriero di possibili conflitti di interesse, visto che il polo dei soci privati italiani del Leone, di cui fanno parte col 5,1% Caltagirone, e con il 4% i Benetton (oltre a De Agostini con l’1,4%) ha già in mano una quota non lontana dal 30% del gruppo triestino. Ultimo elemento potenzialmente critico, è la governance di Delfin: quando la holding passerà di mano ai cinque eredi dell’85enne Leonardo Del Vecchio, dato che è prevista l’unanimità nelle decisioni, rischia pontenzialmente di portare a una paralisi in una società quotata, e per lo più una banca, quale è Piazzetta Cuccia. Da parte sua l’idea di Leonardo Del Vecchio, che istruendo la pratica Bce attraverso Bankitalia ha guadagnato di certo punti nell’attenzione che a Vigilanza europea vorrà prestare alla sua domanda, è la difesa della galassia Mediobanca-Generali da possibili attacchi esteri (oggi Piazzetta Cuccia capitalizza soltanto poco più di 5 miliardi) creando un gruppo finanziario per far crescere il Leone, magari con una grande aggregazione sul modello realizzato da Luxottica con la francese Essilor. Ufficialmente la sua salita in Mediobanca non vuole essere una mossa aggressiva ma lo è nei fatti. E l’intenzione di Delfin di non presentare una propria lista per il rinnovo del Cda, alla prossima assemblea del 28 ottobre, viene letta come un modo per rassicurare la Bce sul fatto di non voler ribaltare un management che ha finora ha dimostrato di saper traghettare la banca in acque tempestose come la pandemia covid.
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