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Deporrà anche Conte

RINVIATO AL 20 NOVEMBRE IL PROCESSO A SALVINI PER LA GREGORETTI



di Michela Suglia e Domenico Trovato

CATANIA. Giuseppe Conte, e con lui i ministri Lamorgese e Di Maio e gli ex Toninelli e Trenta, chiamati in tribunale a Catania, sul caso Gregoretti. Lo ha deciso il giudice per l’udienza preliminare Nunzio Sarpietro, che li ha convocati come testimoni tra novembre e dicembre. Ed è la mezza ‘vendetta’ politica di Matteo Salvini. L’ex ministro dell’Interno, imputato del sequestro persona di 131 migranti, prima che sbarcassero dalla nave della Guardia costiera nel porto siciliano di Augusta il 31 luglio 2019, incassa prima la richiesta di non luogo a procedere della Procura e poi, dopo oltre due ore di camera di consiglio, la disposizione da parte del gup di convocare esponenti dell’attuale e del precedente governo: il 20 novembre sono attesi Conte, Trenta e Toninelli e il 4 dicembre Lamorgese, Di Maio e l’ambasciatore Maurizio Massari. Obiettivo, valutare se quei presunti ritardi nello sbarco fossero prassi di governo o il pugno duro di Salvini sull’immigrazione. Vinto il primo round, il leader della Lega non nega la soddisfazione. Anzi, sorride. Poi rimarca che “non ha agito da solo” e pur negando più volte di aver voluto in aula il presidente del Consiglio, con un parallelo sottile, incastra gli ex alleati: “Per me sono innocenti anche loro”. La prova giudiziaria tanto attesa blocca per mezza giornata la zona attorno al tribunale tra forze dell’ordine e una contromanifestazione con lo striscione “La giustizia non la fa un tribunale”. A poca distanza dal palazzo di giustizia protestano centri sociali, associazioni e pure il Pd. Una presenza che non va giù a Salvini. Il gup motiva le convocazioni con la volontà di verificare le “politiche di governo in materia di immigrazione all’epoca dei fatti” e “sui rapporti con l’Unione europea”. Ma anche “le dinamiche degli sbarchi avvenuti durante il Conte 2”. Attraverso l’avvocato Giulia Bongiorno, la difesa chiede espressamente l’audizione del successore di Salvini al Viminale. Il gup estende la convocazione a Di Maio, Trenta e Massari per sanare il “contrasto di giudizi” emerso tra la procura da un lato e l’autorizzazione a procedere del Senato dall’altro, votata dall’aula a febbraio. Al centro del contenzioso, quello che per il pm è “un atto politico”, e quindi non sindacabile, e per il Tribunale di ministri è una decisione mossa da “ragioni politiche” cioè penalmente rilevante. Inoltre, Sarpietro ha chiesto chiarimenti alla polizia giudiziaria sugli sbarchi avvenuti da allora a oggi, per verificare le dinamiche con un faro acceso anche sull’allora ‘Patto di Governo’. Tra le parti civili si schierano ancheArci, Legambiente e AccoglieRete. Per il ‘capitano’ della Lega la giornata comincia con un caffè che prende con gli alleati Giorgia Meloni e Antonio Tajani. Non in un bar del centro, come previsto inizialmente e annullato per motivi di sicurezza, ma nel suo hotel sul lungomare. E per darne prova, postano sui social la foto insieme. La leader di Fratelli d’Italia va oltre ed esprime il suo sostegno a Matteo con un flashmob davanti alla sede storica del Movimento sociale. “La difesa dei confini è sacrosanta”, si legge su uno striscione. Il vicepresidente di Forza Italia rivendica la sua presenza in nome di “una giustizia giusta e non politicizzata”. Ma a parte l’abbraccio del centrodestra, Salvini si perde quello finale dei leghisti venuti a Catania: l’udienza più lunga del previsto fa saltare infatti il comizio. Finita l’udienza il segretario corre alla conferenza stampa programmata con la Bongiorno accanto. Lei è in carrozzina per colpa di una lastra di marmo che si stacca da una parete del tribunale e le ha ferito una caviglia. Salvini annuncia che chiederà conto al ministro della Giustizia Afonso Bonafede e lui poco dopo annuncia di aver avviato verifiche. Entrambi insistono sulle audizioni di Conte e company, mai chieste. Salvini nega ogni spirito di vendetta e aggiunge: “In questo momento da italiano vorrei che il premier e i ministri si occupassero h24 della situazione economica e non dovessero andare in tribunale a raccontare quello che tutti sanno”. Da parte sua il premier assicura di essere “a disposizione”. Quando la magistratura chiama, anche “un responsabile politico deve rispondere”, dice spiegando poi: “Riferirò tutte le circostanze di cui sono a conoscenza”.

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