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Donne, approvato il ddl

GOVERNO/DAL FERMO PER I VIOLENTI ALLA VIGILANZA SULLE VITTIME, MOLTE LE MISURE NELLA LEGGE



di Paola Lo Mele

ROMA. Dal fermo per i violenti - che scatta anche in caso di “imminente pericolo” per le donne - alla vigilanza delle forze dell’ordine nei pressi delle abitazioni delle vittime. E ancora: procedibilità d’ufficio per alcuni reati, carcere per chi manomette il braccialetto elettronico (il cui utilizzo viene potenziato) e aiuti concreti agli orfani di femminicidio. Sono alcune delle misure previste nel ddl, in 11 articoli, contro la violenza di genere e domestica approvato dal governo Draghi. Un pacchetto che disegna una vera e propria strategia per arginare la mattanza delle donne uccise dagli uomini (spesso partner o ex): 109 solo negli ultimi 11 mesi. Il testo è frutto del lavoro congiunto delle ministre Elena Bonetti (nella foto Ansa), Luciana Lamorgese, Marta Cartabia, Mara Carfagna, Mariastella Gelmini, Fabiana Dadone ed Erika Stefani. Sono proprio loro che, in una conferenza congiunta e senza colore politico, presentano le misure. Ad ascoltarle, in platea, c’è anche il premier, che non interviene per non rubare la scena (la giornata “è vostra” dice alle donne del suo esecutivo), ma la cui presenza rimarca tutto l’impegno messo nella lotta ai femminicidi. L’ipotesi di una sorta di ‘scorta’ per le vittime di violenza, giudicata forse troppo invasiva per le vittime di violenza, ha lasciato spazio alla “vigilanza dinamica”. A spiegarne la ratio è Lamorgse: “Se ci sono gravi elementi che possano mettere a rischio” la donna “il luogo dove vive potrà essere monitorato dalle forze polizia”. Il pubblico ministero potrà disporre, anche al di fuori dei casi già previsti, come la flagranza di reato, “il fermo della persona gravemente indiziata” di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e atti persecutori. La condizione è che vi si un pericolo ritenuto “grave e imminente” che non renda “possibile, per la situazione di urgenza, attendere il provvedimento del giudice”. Così, “si rafforzano gli strumenti di prevenzione e protezione delle donne”, rivendica Cartabia. La collega Carfagna pone l’accento sulla previsione dell’uso “più diffuso del braccialetto elettronico che pone il violento di fronte all’alternativa di indossarlo o finire in carcere” e sul supporto economico per gli orfani di femminicidio. Le pene previste per percosse, lesioni, minacce, vengono aumentate “se il fatto è commesso nell’ambito di violenza domestica da un soggetto già ammonito”. Si amplia la possibilità di applicare le misure di prevenzione previste dal codice antimafia anche a chi è indiziato di reati come la violenza sessuale e il tentato omicidio. Violare un divieto di avvicinamento emesso dal giudice civile sarà come violare quello emesso dal giudice penale: arresto obbligatorio in flagranza di reato. E la stretta arriva anche sulle condizioni per la sospensione condizionale della pena, con controlli rigorosi sull’effettiva partecipazione dei condannati ai percorsi di recupero. “Nessun alibi, non si può tollerare questo fenomeno aberrante”, tuona Bonetti. E Gelmini le fa eco: “Ci sono state centonove vittime solo nei primi 11 mesi dell’anno. E la percentuale dei casi denunciati è solo del 15-16%. Questo è il motivo per cui il Codice Rosso, che è una buona legge, rimane inapplicato. Il provvedimento va nella direzione di rafforzare ed estendere le misure cautelari”. Le nuove norme prevedono anche un aiuto economico già “nella fase delle indagini” per le vittime. “E’ un grande aiuto” per coloro che “tante volte non denunciano perché si trovano in una condizione economica difficile”, spiega la titolare del Viminale. Sulla necessità di abbinare alle misure coercitive un cambiamento culturale hanno puntato in particolare la responsabile delle politiche giovanili, Dadone, e la ministra dell’Università Maria Cristina Messa. Mentre Stefani ha puntato i riflettori sulle donne con disabilit

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