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Dopo Caltagirone lascia anche Bardin

Generali/Il rappresentante della holding di Leonardo Del Vecchio in polemica sulla lista



di Marcella Merlo

MILANO. Nuovo terremoto al vertice di Generali. Dopo Francesco Gaetano Calltagirone anche Romolo Bardin, amministratore delegato di Delfin, la holding di Leonardo Del Vecchio, ha dato le dimissioni dal consiglio, dove sedeva come indipendente, e dai comitati cui partecipava (Nomine e la Remunerazione; per gli Investimenti; per le Operazioni strategiche; per le Operazioni con Parti Correlate). Bardin lascia in polemica e motiva il suo passo indietro "riferendosi alle modalità operative e ad alcune scelte del Consiglio e dei Comitati a cui partecipa, con particolare riguardo anche al processo di formazione della lista del Cda". Dopo aver risposto in modo dure alle accuse ancora più pesanti espresse da Caltagirone nei confronti del board il presidente di Generali Gabriele Galateri esprime "rammarico per la decisione assunta dal dott. Bardin. Voglio ribadire, anche in questa occasione, che la società ha sempre condotto la sua attività secondo criteri di assoluta trasparenza e rigorosa correttezza, nell'interesse di tutti gli stakeholder. Principi, questi, a cui confermo ci si è sempre attenuti nei rapporti con tutti i consiglieri, senza eccezione alcuna e in ogni occasione". Il tema caldo al centro della battaglia lanciata contro Medio-banca (17,2% dei diritti di voto) dai due maggiori soci privati del Leone, Caltagirone con l'8,04% e Delfin col 6,618% in una patto che detiene il 16,13% insieme a Fondazione Crt, è la lista del Cda uscente. I lavori su questo fronte procedono malgrado il conflitto abbia assunto toni aspri. Domani il consiglio di amministrazione si riunisce per cominciare a mettere a punto una long list di circa 20 nomi (il 50% più della forchetta di 13/17 consiglieri prevista dallo statuto) che dovrà poi essere scremata per arrivare a una short list (il 30% in più del numero dei componenti che sarà decisa per il nuovo consiglio) in vista dell'assemblea del 29 aprile. Il passo indietro di Caltagirone e Bardin costringe inoltre il board, sceso ora a 11 componenti, a esaminare, con l'aiuto di consulenti, se il consiglio vada reintegrato con due nuovi ingressi anche se è in scadenza fra tre mesi. Ora che non sono più presenti direttamente in consiglio i pattisti possono proseguire gli acquisti di azioni Generali con l'obiettivo di puntare al 18%, senza dover comunicarli se non al superamento delle soglie rilevanti. Difficile capire invece se la Consob, che monitora così come l'Ivass la vicenda, interverrà chiedendo di rendere pubbliche le lettere di dimissioni dei due consiglieri di Generali. Manca poi all'appello l'esito della consultazione col mercato sulla lista del cda, decisa dalla Commissione, che non ha poi dato risposta al quesito di Caltagirone sul prestito titoli di Mediobanca. In attesa di sviluppi con eventuali nuove iniziative anche legali, Caltagirone e Del Vecchio preparano un piano strategico e una lista alternativa che in assemblea potrebbe essere appoggiata anche da Edizione dei Benetton (4%). In Borsa il titolo del Leone ha concluso la seduta in rialzo dello 0,76%, in linea con l'indice (+0,5%).

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