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Draghi: il Paese riparte

IL PREMIER: SIAMO PERÒ PRONTI A REAGIRE SE IL CORONAVIRUS PEGGIORA



di Giampaolo Grassi

ROMA. Malgrado tutto, “per l’Italia questo è un momento favorevole, in cui torna a prevalere il gusto del futuro. Viviamolo appieno, con determinazione e con solidarietà”.All’Accademia dei Lincei, davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il presidente del consiglio Mario Draghi ha puntato su un moderato ottimismo. La crisi sanitaria è in fase calante. Quindi, “possiamo finalmente pensare al futuro con maggiore fiducia. L’economia e l’istruzione sono ripartite”. Però c’è un però. “Dobbiamo essere realistici - ha aggiunto - La pandemia non è finita. Anche quando lo sarà, avremo a lungo a che fare con le sue conseguenze”. E poi c’è l’incognita varianti. “Rimaniamo pronti a intervenire con convinzione nel caso ci fosse un aggravarsi della pandemia”, ha assicurato Draghi. Se il lato in ombra è legato a una variabile, cioè l’evoluzione del virus, quello in luce si basa sui numeri. “Le previsioni della Commissione indicano un aumento del Pil quest’anno in Italia e nell’Ue del 4,2% - ha ricordato Draghi - Credo che queste stime verranno riviste al rialzo, anche in maniera significativa”. Il premier si è limitato all’accenno, mentre il ministro dell’Economia, Daniele Franco, è sceso nel dettaglio: “L’andamento dell’attività economica va verso una crescita nel 2021 sopra il 4,5% indicato nel Def - ha detto intervenendo all’assemblea generale di Assolombarda - Il 5% appare ora raggiungibile”. Una delle incognite per l’economia, ha sottolineato però Draghi, è quella dell’inflazione, che oggi è sotto controllo ma in futuro potrebbe eccedere gli obiettivi fissati dalla Bce. L’altra incognita con cui ci sarà da fare i conti a lungo è il debito pubblico, che dovrà essere uno dei temi al centro della riforma del patto di stabilità. “Secondo le stime della Commissione Europea - ha spiegato - aumenterà dal 135% del Pil, al 160%: un incremento maggiore rispetto a quello della grande crisi finanziaria”. E poi, ha aggiunto il ministro Franco, c’è “la posizione debitoria delle imprese italiane, che è una questione critica. Faremo quanto necessario per sostenerle”. La parola “debito”, ha comunque sottolineato Draghi, non ha per forza una connotazione negativa. C’è anche quello “buono”, ha sottolineato il premier citando un suo noto intervento, legato agli interventi del Recovery, indispensabili al rilancio dell’Italia. “Dobbiamo puntare in particolare sugli investimenti - ha spiegato - che permettono un rilancio della domanda e un miglioramento dell’offerta. Il governo ha già cominciato a farlo, con la presentazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”. Ma non saranno solo soldi del Recovery. Con la prossima legge di bilancio, ha anticipato il ministro Franco, “integreremo ulteriormente le risorse disponibili per gli investimenti, in particolare per gli anni successivi al 2026”. Perché per accelerare la crescita, che poi è l’antidoto all’aumento del debito, “non ci sono soluzioni facili - ha detto Franco - non ci sono scorciatoie” e anche i fondi europei non vanno visti come una “panacea”. Intanto, per investire subito e bene i miliardi in arrivo dall’Europa c’è da cambiare gli ingranaggi della macchina. “I prossimi passi sono la riforma della giustizia civile, della concorrenza e degli appalti”, ha ricordato Draghi. L’obiettivo è duplice: “Intendiamo contribuire a ricreare un clima di fiducia tra Stato e imprenditori”, ha detto Il premier. E “intendiamo mettere in campo politiche attive del lavoro che permettano a chi non ha un’occupazione di acquisire le conoscenze necessarie per le professioni del futuro”, ha aggiunto. Anche perché “il reinserimento dei lavoratori dopo i traumi della crisi non è immediato. Il governo continua a sostenerli, come ha fatto in questi due anni”. Draghi ha citato ancora una volta la spinta a condizioni migliori per il lavoro di giovani e donne: “E’ il momento favorevole per coniugare efficienza con equità, crescita con sostenibilità, tecnologia con occupazione”, ha affermato. Il tema della ripartenza, comunque, non è solo italiano. “A livello europeo - ha ribadito Draghi - dobbiamo ragionare su come permettere a tutti gli Stati membri di emettere debito sicuro per stabilizzare le economie in caso di recessione”, per evitare crisi come quella italiana del 2011. “La discussione sulla riforma del Patto di Stabilità, per ora sospeso fino alla fine del 2022, è l’occasione ideale per farlo”.

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