Draghi media, dl ponte
- direzione167
- 5 giu 2022
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LICENZIAMENTI/L’IPOTESI DI ALLARGARE IL BLOCCO. SPRINT SUL MIX DI VACCINI

di Michele Esposito
ROMA. La prima, vera, manifestazione nazionale contro un provvedimento del governo Mario Draghi non poteva che finire sotto la lente di Palazzo Chigi. Di fronte ad una maggioranza che stenta a trovare una quadra, il presidente del Consiglio sarà chiamato ad un’ultima mediazione sul blocco dei licenzmenti. E sarà una corsa contro il tempo, visto che entro mercoledì il decreto ponte va varato in Consiglio dei ministri per poi essere “trasformato” in un emendamento dell’esecutivo al decreto sostegni bis ormai in dirittura di arrivo in Parlamento. Il premier convocherà una cabina di regia con i capidelegazione della maggioranza nelle prossime ore: si potrebbe tenere tra lunedì e martedì. La mediazione, in realtà, non è facile. E’ una mediazione che deve tenere conto dei partiti e della parti sociali. Saranno giorni di interlocuzioni, forse anche istituzionali. Sul tema dei licenziamenti c’è una certa attenzione anche da parte del Quirinale. Trovare il bandolo della matassa, per Draghi non sarà semplicissimo. E l’ipotesi che si fa strada tra i partiti è quella di “allargare le maglie” della proroga del blocco selettivo estendendolo anche ad altri settori oltre a quello - trapelato in queste ultime ore - del tessile. I criteri sono tutti da decifrare: una chiave per sbloccare l’impasse potrebbe essere quello del calo del fatturato causa Covid. Nel decreto ponte finiranno anche la proroga del rinvio delle cartelle (di due mesi) e quella del rinvio - di un mese - della Tari. Meno scontato l’inserimento del rifinanziamento degli incentivi sull’acquisto dei beni strumentali previsti dalla legge Sabatini. Sul blocco dei licenziamenti, spiegano fonti dell’esecutivo, l’intesa in maggioranza stenta ancora a vedersi all’orizzonte. Ieri i partiti di centrodestra sono rimasti in silenzio, il Pd, in gran parte, si schiera con i sindacati per un a proroga tout court fino a ottobre mentre il M5S, finora, si è tenuto fuori dalla zuffa. Mentre Matteo Renzi nel pomeriggio sottolinea: “sono meno pessimista dei sindacati, io non vedo bombe sociali”. Ma a Palazzo Chigi, al di là del dossier lavoro, si guarda con la massima attenzione ne anche alla variante Delta: è questo, per il premier, il fattore che davvero potrebbe mettere a rischio l’inizio della ripresa per l’Italia. E già nelle scorse ore, da Draghi, è partito il pressing per aumentare i sequenziamenti, arma considerata fondamentale, assieme a quella dei vaccini, per contrastare la variante di origine indiana. Proprio sulla campagna vaccinale l’obiettivo di Palazzo Chigi è evitare qualsiasi rallentamento, anche attraverso una capillare campagna di sensibilizzazione. E utilizzando il più possibile anche la vaccinazione eterologa. Tanto che nel governo è passato tutt’altro che inosservato lo studio di Lancet che sottolinea l’alta immunogenicità della cosiddetta vaccinazione eterologa, e la seconda dose con il cosiddetto Rna messaggero. L’importante, per Draghi, è che da qui all’autunno la variante Delta non freni la ripresa, soprattutto in vista dell’erogazione, da parte di Bruxelles, della prima tranche di fondi del Next Generation Ue. Il 13 luglio l’Ecofin è chiamato a dare il via libera alla tranche. Ma potrebbe non bastare: i falchi Ue potrebbero chiedere un vertice straordinario del Consiglio. In ogni caso, dal sì della Commissione, l’organo intergovernativo dell’Unione ha 4 settimane per il suo sì all’erogazione della prima tranche di risorse.
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