Draghi premier oltre il 2023
- direzione167
- 5 giu 2022
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GOVERNO/TIFANO PER SUPER MARIO DA CONFINDUSTRIA A RENZI, DA TOTI A FORZA ITALIA

di Cristina Ferrulli e Marcello Campo
ROMA. Ha sponsor trasversali lo scenario, ancora tutto teorico, di un Draghi premier oltre il 2023, auspicato anche dal palco dell’assemblea di Confindustria da Carlo Bonomi. Al corpaccione moderato-centrista, che va da Matteo Renzi a Giovanni Toti (sparpagliato tra vari partiti), si aggiunge una ‘corrente’ dem con estimatori nel centrodestra. Forza italia, com’è noto rivendica di essere la forza politica che ha ispirato la nascita di questo governo. E dentro l’ala “governista” della Lega c’è attenzione al futuro di SuperMario. Un governatore del Nord fa trapelare che a suo giudizio la storia del premier “non finisce nel 2023”. “Ha lavorato bene e giustamente vive una luna di miele con il Paese, poi potrebbero arrivare momenti meno splendenti, ma la sua storia non finirà con quella del suo governo...”, ribadisce. Quello che ad ora sembra più un sogno di tanti piuttosto che una possibilità reale, ha però bisogno di quello che un esperto di manovre di Palazzo definisce “l’allineamento dei pianeti’. Prima di tutto sarà centrale la partita della presidenza della Repubblica per capire chi sarà il successore di Sergio Mattarella. In questo quadro, spiegano fonti parlamentari, nessuno può escludere, tran- ne l’interessato stesso che sul tema non ne fa cenno con nessuno, che Draghi sia eletto presidente della Repubblica. Ma, fanno osservare le stesse fonti, non è da escludere che l’ex presidente della Bce decida di giocare un ruolo di regia per individuare il nuovo Capo dello Stato. Un ruolo che Draghi potrebbe giocare per invitare gli alleati della sua ‘strana’ maggioranza di governo a scegliere un candidato che rappresenti tutti e non sia di parte. “In questo modo - spiega chi si intende delle dinamiche parlamentari - il premier garantirebbe anche una navigazione più tranquilla al suo esecutivo e bloccherebbe giochi elettorali”. Con questa partita, il presidente del Consiglio dimostrerebbe di riuscire a tenere insieme uno schieramento che va da Fi a Più Europa, passando per Pd e Iv e Lega. Ma come ammettono in tanti, la vera variabile perche Draghi succeda a sè stesso è la legge elettorale. Siccome anche per i suoi fan più accaniti è chiaro che l’ex banchiere non si metterà mai a capo di una coalizione o di un partito, solo una legge elettorale proporzionale potrebbe portare dopo le elezioni del 2023 ad uno scenario senza vincitore, dove nessuno ha la maggioranza per governare. “Dalla palude - osservano fonti partitiche - uscirebbe Draghi perchè tutti sappiamo e abbiamo già provato che è l’unico che riesce ad aggregare una maggioranza molto ampia”. Se invece resta l’attuale legge elettorale, il Rosatellum, un misto di proporzionale e maggioritario, sembra più probabile che si vada al voto per alleanze e coalizioni rendendo più difficile un governo di larghe intese. Suggestioni per ora, ragionamenti da transatlantico molto lontani per ora dagli interessi dei leader concentrati in una battaglia elettorale per le amministrative, fondamentali per pesare lo stato di salute dei propri partiti. Enrico Letta, uscendo dall’assemblea degli industriali, ha sostenuto di sostenere “Draghi fino alle elezioni, alla scadenza naturale”, affermazioni che alcuni hanno interpretato come un’esclusione dello scenario ‘Draghi forever’. Ma in realtà il leader dem ha imparato per storia politica personale a fare un passo per volta. Come Fi che in questa fase evita di pronunciarsi apertamente a favore di un Draghi post 2023, definito uno scenario “troppo futuribile”. “Il nostro schema rimane quello del centrodestra”, confidano fonti azzurre.
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