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Due nomi per il Quirinale

COLLE/DRAGHI E BERLUSCONI SONO I LEADER IN LOTTA PER LA SUCCESSIONE (PER ORA SOLO SULLA CARTA)



di Marcello Campo

ROMA. Silvio Berlusconi sulla strada di Draghi nella corsa verso il Quirinale. Un cammino ancora immerso nella nebbia, come quella che ha avvolto il Colle e tutti i palazzi della politica romani nella notte di Capodanno. Tuttavia, nella difficile ricerca da parte dei partiti di una soluzione, quanto più condivisa possibile, sono loro i due leader, per ora solo sulla carta, in lotta per la successione a Sergio Mattarella. Ovviamente nessuno di loro è candidato ufficialmente, ma se archiviamo, almeno per ora, l’ipotesi del “bis”, sono loro, tra mille incognite, le figure di cui si parla nei partiti. Mario Draghi, alla conferenza di fine anno s’è definito “un nonno al servizio delle istituzioni”, ma è noto che un suo trasferimento al Colle comporterebbe un accordo largo anche sul futuro governo. Silvio Berlusconi, da qualche settimana addirittura bisnonno, all’ultimo vertice del centrodestra s’è detto sicuro di avere i numeri per vincere. Ha parlato di 150 voti da aggiungere a quelli che ha già il centro- destra, escludendo ogni eventuale imboscata dai propri, i cosiddetti franchi tiratori. Ma non ci sta a farsi bruciare troppo presto. E’ ovvio che il momento della verità arriverà solo almeno tra diverse settimane, il primo voto potrebbe esserci il 24, e chissà che ruolo giocherà la pandemia, chissà quale sarà il dato dei positivi, fuori ma anche dentro Montecitorio, tra i grandi elettori. Tuttavia le due personalità rappresentano non solo profili molto diversi - uno un ‘tecnico’, l’altro ormai un leader politico a tutto tondo - ma anche due opzioni opposte. Draghi, almeno potenzialmente, vestirebbe l’abito del candidato condiviso, su cui potrebbero convergere i voti non solo della sua maggioranza ma perfino dell’opposizione di Fratelli d’Italia. Il Cavaliere, invece, sarebbe il candidato di una parte del centrodestra appoggiato eventualmente da elettori esterni centristi o magari del Misto. Ambedue gli scenari avrebbero importanti conseguenze politiche. L’ elezione di Draghi comporterebbe un ulteriore sforzo da parte dell’attuale maggioranza a ritrovare, anche con un diverso premier, lo stesso clima di collaborazione che c’è stato con l’ex Presidente della Bce. In assenza di questo spirito, come trapela nei retroscena e nei rumors parlamentari, il rischio di andare a elezioni anticipate sarebbe altissimo. Ma anche con l’elezione di una personalità diversa dal premier, lo stesso, sarà importante stringere le fila e non dissipare i risultati dell’esecutivo. Altrimenti potrebbe essere lo stesso Draghi, se dovessero emergere troppe tensioni e distinguo nella maggioranza, a togliere il disturbo. Proprio per evitare salti nel vuoto tutti si muovono con enorme prudenza: il Pd da tempo auspica che i due percorsi, quello dell’elezione per il Colle e quello del governo, vadano avanti insieme. Enrico Letta, che ha contatti continui con Mario Draghi, da tempo punta a non logorare la figura del premier auspicando un accordo ampio a favore di una personalità non divisiva, super partes. Nel centrodestra la partita è più complessa perchè esiste l’incognita “Cavaliere”. E’ nota la sua volontà di candidarsi, ma non i tempi e i modi in cui questa volontà prenderà corpo. Forza Italia fa quadrato. Maristella Gelmini ribadisce che è difficile sostituire Draghi a Palazzo Chigi. E Maurizio Gasparri, addirittura, si dice d’accordo con D’Alema contro “il commissariamento della politica” rappresentato dall’elezione di Draghi al Colle. Sicuramente Berlusconi farà la sua mossa non prima di aver osservato le mosse degli altri, quindi dopo la riunione del Pd del 13. Nessuna frenata, ma tanta prudenza perchè anche il Cavaliere sa benissimo che non ci si candida al Colle. Ed è prevedibile che il suo nome esca sul serio solo alla quarta votazione, quando basterà la maggioranza semplice.

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