Duetto tra Trump e Macron
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 3 min
NATO/ALLA VIGILIA DEL VERTICE TRUMP ALIMENTA I BATTIBECCHI CON PARIGI

di Alessandro Logroscino
LONDRA. Un vertice Nato per celebrare 70 anni di storia comune, la storia di “un successo fantastico” a dar retta all’ottimismo preelettorale del padrone di casa Boris Johnson. Ma anche un vertice per ricomporre (o sotterrare) dissidi e litigi che fanno capolino come non mai, dalla digital tax al futuro stesso dell’Alleanza Atlantica: alimentati da Donald Trump, come sempre o quasi sempre, e giocati in prima battuta sul botta e risposta fra Washington e Parigi, delle abituali polemiche, ma anche del rapporto di amore/odio che sembra legare il presidente americano a Emmanuel Macron. I due sono stati protagonisti del primo bilaterale di spicco, che ha fatto da antipasto ieri al summit vero e proprio, in programma oggi nel Grove Hotel dell’appartata e blindata Watford, alle porte della capitale britannica. Dopo il sontuoso ricevimento reale offerto a Buckingham Palace da Elisabetta II ai leader dei 29 Paesi della coalizione - Giuseppe Conte per l’Italia -, con la partecipazione anche del segretario generale Jens Stoltenberg e del capo dell’opposizione britannica, Jeremy Corbyn, socialista non pentito che la polemica con Trump sembra talora cercarla; e il successivo incontro informale ospitato da Johnson nella residenza da primo ministro di Downing Street. Un bilaterale preceduto dalla minaccia americana di mettere dazi sul 100% delle importazioni dalla Francia, pari a 2,4 miliardi di dollari, come rappresaglia per la tassa digitale evocata sui big Usa del web. Una minaccia allargata per le medesime ragioni a Italia, Austria e Turchia, che il governo transalpino non ha esitato a definire “inaccettabile”. E a cui da Bruxelles l’Ue ha replicato ventilando contromosse unitarie. Ma una minaccia che non rimasta l’unica pietra d’inciampo di un vertice ‘festivo’ su cui pesa soprattutto il gelo innescato dalla controversa operazione unilaterale della Turchia contro le milizie curde dell’Ypg nel nord della Siria. La questione ha visto di nuovo protagonista Macron, che - malgrado il tentativo di ricomposizione avviato da Johnson nell’ambito di una spinosa riunione a 4 sul dossier siriano in cui ha messo attorno a un tavolo il presidente francese, quello turco Recep Tayyip Erdogan e la cancelliera tedesca Angela Merkel - non ha abbassato affatto i toni verso Ankara. Accusandola anzi apertamente di collaborare, “a volte”, con gruppi “alleati dell’Isis”.
E ignorando l’avvertimento di Erdogan di un possibile veto sulle missioni congiunte con gli alleati a “protezione” di Polonia e Paesi baltici a ridosso dei confini russi se prima i governi occidentali non accetteranno di etichettare l’Ypg come una formazione di “terroristi”. Mentre è tornato a ribadire, a dispetto della bufera di reazioni già suscitate nelle scorse settimane, la convinzione che la Nato in queste condizioni sia destinata a uno stato di “morte cerebrale”. Parole assai poco celebrative, a cui Trump - in un improvviso ribaltamento di ruoli rispetto alla sua immagine di guastatore dei meccanismi dell’Alleanza - ha reagito ergendosi a difensore della stessa Nato. Bacchettando il giovane presidente della Francia per i toni “molto offensivi” e “molto, molto cattivi”. Alla fine, nel faccia a faccia, i due hanno comunque trovato ancora una volta il modo di evitare la rottura totale, se non altro manifestando l’impegno comune a “risolvere le dispute”. Anche se Trump ha insistito a denunciare come “ingiuste e inique” le relazioni commerciali Ue con gli Usa e non si è certo accontentato sulla digital tax - argomento che potrebbe oggetto domani anche dell’incontro a due in programma con Conte - della rassicurazione dell’uomo dell’Eliseo che non si tratta di un’imposta pensata per “prendere di mira specificatamente le aziende americane.
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