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E’ gelo tra Biden e Putin

IL PRESIDENTE AMERICANO: “DURE SANZIONI SE ATTACCATE L’UCRAINA”



WASHINGTON. “Le rivolgo il mio saluto, signor presidente”, ha esordito Vladimir Putin con un cenno della mano e un sorriso dalla sua residenza di Sochi, sul Mar Nero. “Felice di rivederti, l’ultima volta non ci siamo visti dal vivo al G20, spero che la prossima sarà di persona”, gli ha risposto Joe Biden ricambiando il gesto dalla blindatissima Situation Room, la sala operativa nei sotterranei della West Wing, da dove la Casa Bianca dirige tutte le operazioni militari e di sicurezza più delicate. Prove di distensione tra i due leader, che hanno avuto una videochiamata “franca e diretta” di oltre due ore (con una linea ad hoc mai usata prima) per disinnescare prima di tutto i crescenti timori di un attacco russo in Ucraina. Ma nonostante l’amichevole scena iniziale diffusa da un breve video clip del Cremlino, il summit virtuale è stato contrassegnato dal gelo e dalle tensioni maturate per mesi. Tanto da spingere il Pentagono a valutare anche un eventuale piano di evacuazione degli americani dall’Ucraina in caso di blitz. Il commander in chief e lo zar si sono seduti al tavolo entrambi con la pistola carica. Putin ammassando mezzi militari e 100 mila soldati al confine con l’Ucraina, per chiedere “garanzie legali” contro l’espansione della Nato ad est e l’installazione di armi alla frontiera con la Russia, le sue “linee rosse” per mantenere Stati cuscinetto con la Nato. Biden minacciando in caso di escalation sanzioni senza precedenti (ed altre misure) contro Mosca: secondo i media Usa dall’entourage di Putin alle banche e al settore energetico, sino a colpire il debito sovrano, a bloccare la convertibilità del rublo e a escludere Mosca dal circuito Swift per i trasferimenti finanziari su scala globale (il suo consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ha poi ammonito che anche la futura operatività del Nord Stream sarebbe a rischio per il Cremlino). Il presidente, che aveva già fatto sapere di essere pronto a rafforzare la presenza militare Usa nell’Europa orientale, poteva vantare inoltre l’unità degli alleati europei (consultati prima e dopo il vertice) anche sulle sanzioni, come ha confermato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen poco prima del faccia a faccia: “L’Ue risponderà in modo appropriato in caso di una nuova aggressione, di violazioni del diritto internazionale e di qualsiasi altra azione dolosa intrapresa contro di noi o i nostri vicini, inclusa l’Ucraina”, ha annunciatopaventando nuove sanzioni, oltre al rafforzamento e all’estensione di quelle già esistenti. Questo poco dopo che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (con cui Biden parlerà giovedì) era andato in uniforme da combattimento a visitare le truppe al fronte contro i separatisti filorussi del Donbass e il neo ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov metteva in guardia contro un “bagno di sangue” in caso di invasione russa. Un’ipotesi negata dal Cremlino e liquidata come “isteria” occidentale. Biden, ha riferito Sullivan, non ha fatto “alcuna promessa nè concessione” a Putin, in particolare sul suo veto alle ambizioni ucraine di aderire alla Nato, e ha ribadito che continuerà a fornire assistenza militare a Kiev, come ha poi confermato il disegno di legge sulle spese militari, che comprende 300 milioni di dollari di aiuti. Ma il presidente Usa ha offerto opzioni alternative esortando Putin ad una “de-escalation e al ritorno alla diplomazia”. Un via concordata con gli alleati europei, nella convinzione comune che “la diplomazia, specialmente attraverso il formato Normandia, è l’unico modo per andare avanti e risolvere il conflitto nel Donbass attraverso l’attuazione degli accordi di Minsk”. Accordi in stallo da anni, con Kiev e Mosca a litigare su chi deve fare il primo passo nell’intesa, che prevede il ritiro delle truppe russe dal Donbass in cambio di una maggiore autonomia alle regioni ucraine orientali. Una delle vie d’uscita, secondo Foreign Affairs, sarebbe proprio l’ingresso degli Usa nel formato Normandia (Francia, Germania, Russia e Ucraina) ripensando il processo di pace previsto dagli accordi di Minsk II del febbraio 2015. Una mossa che potrebbe aiutare Kiev a sentirsi meno minacciata da Mosca. E garantire al Cremlino un dialogo diretto con la Casa Bianca e una sua maggiore attenzione sullo scacchiere europeo, confermando lo status di superpotenza della Russia.

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