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Economia in crescita, i consumi no

Confesercenti/L’occupazione stenta ancora a raggiungere il livello pre-crisi



di Paol Robino

ROMA. “La ripresa dei consumi sarà più lenta di quella del Pil”. Confesercenti lancia l’allarme dall’assemblea annuale che segna i suoi 50 anni. È l’occasione anche per un confronto diretto con la politica, con i leader di partito Giuseppe Conte, Enrico Letta, Giorgia Meloni, Matteo Salvini, che di fronte alla platea di piccoli imprenditori, dal commercio al turismo, dai servizi all’artigianato e all’industria, hanno dato risposte a tutte le istanze sollevate dalla presidente Patrizia De Luise con la sua relazione. “Vogliamo dialogare con la politica: c’è bisogno della politica. Abbiamo bisogno di forte responsabilità”, dice la presidente di Confesercenti, che ha illustrato uno scenario difficile: “A fine 2022 il volume dei consumi potrebbe rimanere al di sotto del livello pre-pandemico, con uno scarto residuo di circa 20 miliardi”. “La pandemia ha impoverito gli italiani. A fine 2021 il reddito medio delle famiglie sarà ancora 512 euro inferiore ai livelli pre-crisi”, e la prudenza ha portato ad una perdita di consumi “fra 35 e 40 miliardi annui”. La riforma fiscale è un fronte aperto: “C’è molto da fare”. L’attenzione è tutta sulle scelte che dovrà fare il Parlamento per tradurre in soluzioni concrete gli 8 miliardi di tagli alle tasse previsti in manovra; da Confesercenti arriva anche l’allarme sui tributi locali, per il rischio di “un maggior onere per le imprese di circa tre miliardi”. Sul calo dei consumi incide la crisi del lavoro: “Dall’inizio dell’anno, sono stati recuperati solo 340.000 posti di lavoro dei 720.000 persi nel 2020. Per i lavoratori indipendenti, poi, è stata una vera e propria strage: sono 356.000 in meno rispetto al pre-covid”. Con “un paradosso: nel turismo e nei servizi non si trovano professionalità disponibili. Una domanda di 100.000 lavoratori da parte delle imprese non trova risposte”. Bisogna tagliar il costo del lavoro, chiede Confesercenti che avverte: “La riforma degli ammortizzatori sociali proposta dal Governo è invece contraddittoria. Stimiamo che, per il solo settore del terziario, porterebbe ad un aumento di quasi 600 milioni di euro delle contribuzioni”, 90 euro in più a dipendente. Una battaglia del settore è quella contro “un agente distruttore degli esercizi di vicinato”, contro la “distorsione della concorrenza” che permette ai big delle vendite online di pagare cinque volte meno tasse: “Negli esercizi fisici un miliardo di fatturato genera 49 milioni di imposte versate in Italia, nelle grandi piattaforme lo stesso importo ne genera solo 10 milioni”, in un settore che cresce veloce, +40% in un anno “a discapito delle forme tradizionali” di commercio. Nel turismo l’attenzione è sull’evoluzione della pandemia: se nuove restrizioni freneranno gli arrivi dall’estero si perderanno ancora “circa un milione di pernottamenti”. Una nota dolente, poi, per Confesercenti, è la recente sentenza del Consiglio di Stato sugli stabilimenti balneari: “Un intervento dirompente che rigetta nell’incertezza più profonda 30 mila imprese. La proroga delle concessioni solo fino al 31 dicembre 2023 è un termine troppo ravvicinato, che creerà caos e farà crollare gli investimenti”. La nascita di nuove imprese è crollata, avverte ancora la presidente De Luise che lancia una proposta per “rigermogliare, ridare forza ed energia alla cultura di impresa”: l’idea, suggerita al Governo, è quella di creare insieme “un’agenzia per il sostegno dell’impresa di vicinato, delle imprese diffuse”. Intanto Confesercenti “celebra un traguardo importante. In questi 50 anni - sottolinea Patrizia De Luise - le nostre imprese sono state decisive nel fare dell’Italia un Paese migliore. Imprese del commercio, del turismo e dei servizi così varie, così vive, così originali, che noi abbiamo l’orgoglio ed il dovere di rappresentare guardando, ed è questo il vero tema della sostenibilità, all’Italia delle prossime generazioni”

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