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Erdogan ricatta l’Europa

SIRIA/MANDA MIGLIAIA DI PROFUGHI AI CONFINI CON GRECIA E BULGARIA


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di Cristoforo Spinella

ISTANBUL. “Che cosa abbiamo fatto ieri? Abbiamo aperto le porte. Non chiuderemo quelle porte. Perché? Perché l’Europa deve mantenere le promesse”. Mentre migliaia di profughi si accalcano ai confini con Grecia e Bulgaria, scontrandosi con la polizia di frontiera di Atene, Recep Tayyip Erdogan rivendica la sua vendetta contro l’Ue, che accusa di averlo abbandonato nella crisi in Siria, dove il totale dei soldati di Ankara uccisi in poco più di 24 ore è salito a 34.I raid di rappresaglia compiuti ieri dai droni turchi, secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), hanno causato la morte di 26 soldati siriani. “Fino a questa mattina erano 18 mila, e entro oggi potrebbero arrivare a 25-30 mila”, ha affermato Erdogan a proposito dei profughi che dalle regioni interne della Turchia si dirigono ai confini. Cifre probabilmente eccessive, visto che il governo greco ha parlato di 4 mila mi- granti cui è stato impedito di entrare illegalmente.Ma anche ieri gli autobus sono partiti a frotte verso la provincia frontaliera di Edirne, dove i profughi provenienti sopratutto da Siria, Iraq e Afghanistan vengono fatti scendere per proseguire a piedi verso le barriere di separazione o il confine naturale del fiume Evros.“La Grecia ha dovuto affrontare ieri un tentativo organizzato, di massa e illegale di violare i suoi confini e l’ha superato. Abbiamo protetto i nostri confini e quelli dell’Europa”, ha dichiarato il portavoce del premier Kyriakos Mitsotakis. La reazione muscolare per far fronte all’esodo pilotato da Ankara è sfociata in ripetuti scontri. Per il secondo giorno la polizia greca ha usato gas lacrimogeni per respingere i profughi, che hanno risposto con lanci di pietre. Resta alto il livello di allarme anche sulle isole greche dell’Egeo, dove non si registra un aumento significativo degli sbarchi anche per le difficili condizioni del mare.“La Turchia non può gestire la nuova ondata di rifugiati” da Idlib, dove quasi un milione di sfollati, per metà bambini, sono fuggiti dai raid governativi e russi verso le sue frontiere, ha insistito Erdogan. L’allarme nell’Ue si fa sempre più forte. “Una situazione come quella del 2015 deve essere evitata”, ha dichiarato il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, ricordando le ondate di centinaia di migliaia di migranti che giunsero attraverso la Turchia prima dell’accordo del marzo 2016. Il ricatto all’Europa prosegue di pari passo con il braccio di ferro militare a Idlib.Ho chiesto a Putin “di togliersi di mezzo” per lasciare l’esercito turco “faccia a faccia” con quello di Bashar al Assad, ha detto ancora il leader di Ankara, promettendo che Damasco “pagherà il prezzo” per l’uccisione dei soldati turchi. Ankara ha rivendicato intanto la distruzione di un arsenale chimico governativo nella provincia di Aleppo. Una ricostruzione smentita sia da Damasco che dall’Ondus, secondo cui si trattava di un aeroporto militare.Al Consiglio di Sicurezza dell’Onu diversi paesi, a partire dai membri europei, hanno chiesto di fermare l’escalation militare in Siria, dove per il segretario generale Antonio Guterres si è arrivati a “uno dei momenti più allarmanti del conflitto”, ma gli Usa hanno ribadito il loro sostegno alla rappresaglia turca. Intanto le trattative con Mosca proseguono per cercare una via d’uscita al vicolo cieco che rischia di far deflagrare l’alleanza strategica forgiata negli ultimi anni tra Erdogan e Putin, a poche settimane dalla prevista entrata in funzione del sistema missilistico russo di difesa aerea S-400, che Ankara ha acquistato entrando in rotta di collisione con gli Usa e la Nato. I due leader potrebbero vedersi la prossima settimana a Mosca. Un faccia a faccia che Erdogan ha invocato come la via maestra per uscire dalla crisi.

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