Estradato Freddy Gallina
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 2 min
I RAPPORTI STORICI TRA LA MAFIA SICILIANA E QUELLA D’OLTREOCEANO

di Franco Nicastro
PALERMO. Per sfuggire all’arresto aveva cercato rifugio negli Stati Uniti dove Freddy Gallina, killer di Cosa nostra, aveva trovato subito la protezione delle “famiglie” italo americane. Quel cordone ombelicale tra le due sponde dell’Oceano non si è mai spezzato e anzi si è perfino consolidato negli anni, come dimostrano le operazioni che si sono susseguite sull’asse Sicilia-Usa: dalla Pizza connection ad Iron Tower fino alla più recente Old Bridge. Ma a Ferdinando “Freddy” Gallina, 44 anni, un nome pesante della mafia siciliana, tutto questo non è bastato a mantenere una latitanza protetta. La polizia italiana, in collaborazione con l’Fbi, lo ha scovato e, dopo una battaglia legale durata cinque anni, è riuscita a farlo estradare. Gallina ora è in carcere in Italia per rispondere di tre spietati omicidi inquadrati in un contesto criminale dominato dalla cosca del boss Salvatore Lo Piccolo. Proprio a Lo Piccolo, organizzatore del racket del “pizzo”, era legata la famiglia di Gallina accreditata di uno spessore crinale di tutto rispetto. Il padre di Freddy, Salvatore, è stato condannato a 23 anni di carcere per il sequestro e l’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo rapito e tenuto a lungo segregato, quindi strangolato e sciolto nell’acido per un’atroce “punizione” del padre diventato collaboratore di giustizia. Freddy Gallina viene da quel giro. Legato ad altri boss della cosca di Carini come Gaspare Pulizzi, poi diventato suo accusatore, Vincenzo Pipitone e Antonio Di Maggio, avrebbe partecipato ancora giovanissimo a tre omicidi. Quello di Felice Orlando fu compiuto a Palermo nel 1999, quando Freddy aveva appena 22 anni. L’anno dopo sarebbe stato coinvolto nella eliminazione di Francesco Giambanco, rapito e ucciso a Carini, e nell’esecuzione a Terrasini di Giampiero Tocco rapito, e mai trovato, mentre era in auto con la figlia di 7 anni. Era stato sequestrato da mafiosi travestiti da poliziotti. Nei tre omicidi Freddy Gallina avrebbe conquistato il ruolo di un sicario pronto a tutto. Nel 2008 era stato quindi arrestato nell’ambito dell’indagine “Addio pizzo”. Scarcerato nel 2014 e sottoposto all’obbligo di dimora a Carini, il 27 gennaio 2016 era fuggito. L’anno dopo era stato rintracciato dalla polizia italiana a New York. Seguendo le sue tracce, gli investigatori hanno ricostruito anche alcuni pezzi della nuova fase dei rapporti tra le cosche siculo-americane. È un legame che ha scritto la storia del grande crimine internazionale. La mafia è sbarcata negli Stati Uniti sin dalla fine dell’Ottocento con il cartello della “Mano nera” che firmò nel 1909 anche l’assassinio del superpoliziotto Joe Petrosino. Negli anni Trenta, sulla scia di Al Capone, si affermarono alcune famiglie che a partire dagli anni Cinquanta hanno sfornato padrini potenti come Charles Gambino e Joe Bonanno. Più recentemente sono emersi rapporti con esponenti del clan Inzerillo, Spatola e Di Maggio. L’ascesa dei corleonesi di Totò Riina ha creato qualche scompiglio ma, dopo la morte di “Totò u curtu”, si è ricomposto un equilibrio con un patto di pacificazione. Molti “scappati”, fuggiti in America per sottrarsi ai sicari di Riina, sono così tornati. Lo scambio di affari ha ripreso vigore. Delle nuove saldature aveva beneficiato proprio Freddy Gallina che pensava di avere trovato negli Usa il passaporto per una tranquilla latitanza. Ma evidentemente aveva fatto male i conti.
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