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Euronext, solo questione di soldi

L’ACCORDO PER LA CESSIONE DI BORSA ITALIANA AL CONSORZIO EUROPEO SOLLEVA DEI DUBBI



di Claudia Tomatis

MILANO. Questione di soldi, visti gli oltre 4 miliardi di euro da sborsare. E insieme di scenari strategici, tra la Brexit e i nuovi confini che i dati, e con essi i pacchetti finanziari, dovranno attraversare. Fatto è che l'accordo per la cessione di una quota di Borsa italiana il giorno dopo continua a fare parlare di sé, in un passaggio, quello dal London Stock Exchange al consorzio paneuropeo Euronext, che coinvolge la Cassa depositi e prestiti, attraverso Cdp Equity, e Intesa SanPaolo. Sull'opportunità di un simile investimento una frenata arriva da Luigi Paganetto, vicepresidente di Cdp. "Il punto è se con i problemi che vengono avanti, che sono tanti, sia proprio il caso che la Cassa si vada a comprare la Borsa partecipando a Euronext" ha detto in un'intervista a La Stampa, sostenendo che "non sia esattamente la priorità". Altrettanto per Autostrade. Spiegando che le risorse della Cassa non sono illimitate, da cui l'esigenza di "fissare priorità" per gli investimenti, da orientare su innovazione e transizione energetica. A tornare invece a sottolineare come Borsa italiana sia "un'infrastruttura strategica per il Paese, per il ruolo che svolge a supporto della promozione del sistema economico italiano, canalizzando i risparmi delle famiglie e degli investitori istituzionali verso l'economia reale" con funzione "essenziale e complementare rispetto al sistema bancario per il finanziamento delle nostre imprese" è il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, su Milano Finanza. Il ministro non manca di evidenziare come l'operazione Borsa porti Milano a funzionare "come porta di accesso dei capitali europei", inquadrandola quindi nella questione Brexit. Uno degli elementi, la Brexit, citato come motore anche dagli analisti, visto che il permanere della quota a Lse doveva fare i conti con un nuovo confine, ovvero tra Regno Unito e il blocco post-Brexit, questione peraltro oggetto di trattative in corso. Si aggiunga che l'attenzione dell'Ue a quali siano le sedi di negoziazione è maggiore vista l'emergenza Covid la quale ha indotto la Banca centrale a proseguire gli acquisti di debito col programma per l'emergenza pandemica 'Pepp' da 1.350 miliardi "almeno fino a giugno 2021" . Poco importa che la scena sia stata a lungo dominata da attori americani e britannici: adesso la Brexit spinge a rinforzare rivali locali. Dunque ad esempio Euronext rispetto a Deutsche Borse e Six Group, che ha sede in Svizzera, quindi sempre fuori dall'Ue. Proprio le pressioni politiche, secondo alcuni analisti avrebbero frenato operatori statunitensi come Nasdaq e Intercontinental Exchange dall'avanzare offerte , rendendosi conto di avere meno possibilità di successo, come evidenziato su Dow Jones e ripreso dal Wsj. Analisti che ribadiscono inoltre la lettura di mera convenienza della cessione della quota da parte di Lse a Euronext, ovvero come un disinvestimento mirato a favorire l'acquisizione molto più ampia di dati finanziari attraverso Refinitiv, fornitore globale di dati e infrastrutture del mercato finanziario. Una mossa volta quindi ad allentare le preoccupazioni dell'antitrust, che si dovrebbe esprimere per il 16 dicembre. "Rimuove un grosso ostacolo all'accordo e potrebbe anche generare buona volontà politica" ha affermato l'analista Chris Turner di Berenberg Bank.

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