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Evitato lo “shutdown”

SENATO E CAMERA APPROVANO IL FINANZIAMENTO DEL GOVERNO FINO A DICEMBRE



di Serena Di Ronza

NEW YORK. Gli Stati Uniti evitano lo shutdown in zona Cesarini. Ma per Joe Biden e la sua agenda economica la strada è ancora tutta in salita fra l’impasse sul tetto del debito e le divisioni nel Partito democratico che rischiano di infliggere un pesante schiaffo alla Casa Bianca. Al termine di serrate trattative dem e repubblicani hanno raggiunto un accordo in Senato per finanziare il governo fino agli inizi di dicembre e stanziare fondi per i rifugiati afghani. Il provvedimento è stato approvato prima dal Senato e poi dalla Camera e approda ora sulla scrivania del presidente Joe Biden, per la firma altrettanto scontata che eviterà lo shutdown. L’amministrazione Biden tira così un sospiro di sollievo di fronte al superamento del primo ostacolo, consapevole però che la strada che ha davanti è ben più complicata e dipende in gran parte dal suo stesso partito. Alla Camera la tensione è alle stelle e neanche la capace ed esperta speaker Nancy Pelosi sembra in grado di poter gestire i dem ribelli che minacciano di bocciare il piano delle infrastrutture da 1.000 miliardi di dollari se il Congresso non agirà rapidamente sul provvedimento da 3.500 miliardi che include investimenti contro il cambiamento climatico, nell’istruzione e nella sanità. Oltre a scontrarsi con l’opposizione repubblicana, la maxi manovra incontra la contrarietà di almeno due democratici moderati in Senato - Kyrsten Sinema e Joe Manchin, convinti che la spesa sia eccessiva -, senza i quali la misura non ha alcuna chance di essere approvata. Biden da dietro le quinte cerca di calmare gli animi e di trovare un accordo, finora senza successo. E così l’atteso voto alla Camera sul piano delle infrastrutture rischia di naufragare. Pelosi scommette che sarà approvato anche senza il sostegno dei progressisti alla Camera e ha messo in programma il voto. Ma i numeri sono in bilico e non è detto che la scommessa della speaker si riveli vincente. Una bocciatura per mano democratica metterebbe a rischio l’intera agenda economica del presidente, sulla quale grava anche lo spettro del tetto del debito. “Non alzarlo sarebbe catastrofico”, hanno detto all’unisono davanti al Congresso il segretario al Tesoro americano Janet Yellen e il presidente della Fed Jerome Powell, mettendo in guardia sulle gravi conseguenze di una mancata azione. La ripresa economica americana procede spedita, con il Pil nel secondo trimestre cresciuto più delle attese al 6,7%, ma il mercato del lavoro continua ad arrancare come dimostrato dalla terza settimana consecutiva di aumento delle richieste di sussidi alla disoccupazione. Il mancato aumento del tetto del debito travolgerebbe l’economia e, avvertono Yellen e Powell, i mercati finanziari. Sotto il peso dell’avvio a stretto giro del ritiro delle misure di stimolo della Fed e delle tensioni a Washington, Wall Street si avvia così a chiudere il peggior trimestre dall’inizio della pandemia. Tre mesi che potrebbero essere solo un preludio di quanto potrebbe accadere in caso di default degli Stati Uniti dopo il 18 ottobre, termine ultimo per alzare il tetto del debito prima che il Tesoro finisca i fondi a sua disposizione.

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