Fallimenti e violenzeinauditesugli anziani:sei arresti
- direzione167
- 5 giu 2022
- Tempo di lettura: 2 min
Scandalo alla casa di riposo “Aurora”: ospiti hanno tentato il suicidio

PALERMO. L'ultimo drammatico racconto di abusi sugli ospiti di una casa di riposo arriva da Palermo, dove storie di fallimenti pilotati si intrecciano ad abusi e percosse. Denaro e violenza interrotti da un blitz delle Fiamme Gialle costato il carcere a Maria Cristina Catalano, 57 anni, amministratrice di fatto dalla casa di riposo "Aurora", Vincenza Bruno, 35 anni, sua collaboratrice, e quattro dipendenti. Sei donne accusate di bancarotta fraudolenta, maltrattamenti, riciclaggio, autoriclaggio e omicidio colposo. L'inchiesta tenterà di far luce, infatti, anche sulla morte di una delle ospiti, Angela Mazzola Taormina, 86 anni, suocera del pentito di mafia Gaspare Spatuzza. La donna è morta il 15 marzo scorso in ospedale. Si era sentita male ed era stata rianimata nella casa di riposo dalla Catalano che poi l'aveva fatta trasferire al nosocomio. "Non lo so Vincenza ti dico che io in altri periodi avrei aspettato che moriva - aveva detto la donna intercettata - perché già boccheggiava... lo ripeto fosse stato un altro periodo non avrei fatto niente l'avrei messa a letto avrei aspettato perché era morta". I magistrati vogliono capire se ci siano stati ritardi nei soccorsi e nel ricovero. La casa degli orrori, "spiata" da decine di telecamere nascoste che hanno ripreso inaudite violenze fisiche e psicologiche nei confronti degli ospiti, è stata sequestrata. Le vittime saranno ora sottoposte anche a controlli medici dal momento che all'interno della struttura non sono mai state adottate le procedure per il contenimento del coronavirus. Sotto sequestro è finita anche la società che gestisce la "Aurora", al centro di un complesso giro di crack pilotati per un passivo di circa un milione di euro. Da qui l'accusa di bancarotta fraudolenta, riciclaggio e autori- ciclaggio. L'amministratrice della clinica avrebbe fatto fallire le società che la gestivano a partire dal 1992 per non pagare debiti e dipendenti. Catalano, indicata come la mente del disegno criminale, poteva contare su alcune 'teste di legno' che sarebbero stati formali amministratori e su complici, tra cui un impiegato comunale, tutti indagati. "Se tu ti muovi di qua ti rompo una gamba, cosa la smetti; devi stare zitta, muta; devi morire, buttare veleno", gridavano a una delle vecchiette ricoverate. Maltrattamenti e violenze su anziani inermi picchiati con calci, schiaffi, colpi di scopa, perfino legati alle sedie per impedire loro di muoversi: "Sei una schifosa, devi dire che fai schifo" viene detto a una donna che si lamenta. Insulti accompagnati dalle botte fino a costringere la poveretta a ripetere "basta, faccio schifo.." e a schiaffeggiarsi da sola pur di fare cessare quella persecuzione insopportabile. Non è purtroppo l'unico episodio di autolesionismo. Una delle degenti avrebbe anche tentato il suicidio minacciando di lanciarsi dal baclone. Non è un caso dunque che il Gip, che ha deciso gli arresti abbia segnalato "l'urgenza di interrompere un orrore quotidiano" parlando di "indole criminale e spietata degli indagati" "È emerso uno spaccato deprimente da un punto di vista umano prima ancora che giudiziario", ha commentato il comandante del Nucleo di polizia economico giudiziaria di Palermo GianlucaAngelini.
Comments