Fondi Lega, Barachetti
- direzione167
- 5 giu 2022
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‘IMPREDITORE “VICINO AL PARTITO”. GP: “IDEÒ LO SCHEMA SUL CASO LFC”

di Igor Greganti
MILANO. Sarebbe stato lui “il principale artefice di una complessa architettura contrattuale” che, attraverso l’incremento dei costi di una ristrutturazione effettuata solo sulla carta, avrebbe gonfiato il prezzo fino ad 800mila euro del capannone di Cormano (Milano) venduto alla Lombardia Film Commission, ente partecipato dalla Regione. Con le accuse di concorso in peculato ed emissione di false fatture per 488mila euro è finito ai domiciliari Francesco Barachetti, già citato negli atti come vicino “al mondo della Lega”. Il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano, nell’inchiesta dell’aggiunto Eugenio Fusco e del pm Stefano Civardi, ha eseguito la sesta misura cautelare emessa dal gip Giulio Fanales da luglio in avanti sul caso dei soldi pubblici drenati dalla LFC. Vicenda che si è allargata anche a presunti fondi neri per il Carroccio e che ha collegamenti con l’indagine genovese sui famosi 49 milioni di cui si è persa traccia. Barachetti, 43 anni, titolare di un’impresa edile ed ex consigliere comunale a Casnigo (Bergamo), è da mesi una delle figure centrali dell’inchiesta. E’ in grado, scrive il gip, “di rapportarsi alla pari” con “esponenti del mondo delle professioni che vantano entrature politiche di prim’ordine”, ossia i due revisori contabili della Lega in Parlamento, Alberto Di Rubba, che presiedeva anche la LFC, e Andrea Manzoni, e con Michele Scillieri, commercialista nel cui studio venne registrata la ‘Lega per Salvini premier’. Tutti e tre già ai domiciliari. E nei loro confronti, si legge, avrebbe avanzato “mediante minaccia, pretese sempre crescenti in merito alla spartizione del profitto illecito”. Nell’ordinanza viene ricostruito che Barachetti incassò 201mila degli 800mila euro, il prezzo gonfiato dell’immobile. Inizialmente, la Andromeda srl, che vendette il capannone alla LFC, aveva riconosciuto alla Eco, amministrata di fatto da Barachetti, “un corrispettivo per le opere” di ristrutturazione di 650mila euro. La Eco ricevette un acconto di 400mila euro e li riversò nelle casse della Barachetti Service. I lavori sul capannone si conclusero solo nell’agosto 2019, mentre il preliminare di vendita era di fine 2017. Parte di quei 400mila euro, ossia circa 188mila, venne trasferita da Barachetti su società di Manzoni e Di Rubba per finanziare il loro acquisto di due villette di recente sequestrate dalla Gdf. E i rimanenti 201mila euro restarono a Barachetti, che ne usò una parte per un bonifico “a favore del conto della società russa Sozidanie”. Barachetti, evidenza il gip, dispone di “un sicuro canale internazionale” per convogliare soldi in Russia. A proposito dell’imprenditore, Scillieri intercettato parlava così: “Questo qui ha fatto lavori per la Lega per due milioni di euro in un anno e mezzo. Questo qui era un idraulico che aggiustava i tubi delle caldaie”. Da segnalazioni Bankitalia risulta che Barachetti (negli atti si parla anche della moglie russa, socia e non indagata) avrebbe ottenuto dalla Lega o entità collegate, come Pontida Fin, oltre 2 milioni. E gli inquirenti ipotizzano possibili “retrocessioni” di denaro al partito da parte di imprese che hanno fatturato lavori e incassato dal Carroccio. Mentre la Gdf ha perquisito altri due indagati, ‘teste di legno’ di società, l’imprenditore sarà interrogato settimana prossima. E potrebbe uscire dal carcere, col parere positivo dei pm, il prestanome Luca Sostegni. Barachetti, scrive il gip, tentò di “comprare il suo silenzio”.
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